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Cantine Girardi di Farra di Soligo: un’intervista al dottor Luca Girardi

28 Settembre 2014 da ufficiostampa

D: Quali sono le origini storiche dell’azienda?

R: La Famiglia Girardi è presente già nel medioevo come costruttrice di botti per il vino.
L’azienda nasce nel 1925 con l’acquisto da parte di nostro bisnonno Martino, forte della passione che lo legava alla terra, del primo vigneto di Valdobbiadene nel comune di Farra di Soligo, dove tutt’ora questo vigneto produce uve per la selezione Girardi.
L’azienda e le generazioni di mio nonno e attualmente mio padre, hanno portato avanti la valorizzazione e la coltivazione delle zone collinari meglio esposte ai raggi del sole, nonostante le difficili situazioni della guerra mondiale.
Rimanendo fedeli alla tradizione, siamo arrivati ai giorni nostri dove la filosofia di vita si esprime nell’attenta e appassionata cura dei vigneti, delle uve e dei processi di vinificazione.

D: Ci racconta le principali caratteristiche dei vostri prodotti di punta?

R: I nostri prodotti di punta sono divisi in due marchi: Girardi e Monchera.
Girardi è l’assoluta perfezione ed essenza del territorio della Valdobbiadene DOCG dove riporta il cognome di famiglia, mentre Monchera è il luogo di origine longobarda dove è situata l’azienda.
Quest’ultimo marchio è l’energia del prosecco DOC più autentico perché i vigneti sono limitrofi all’area storica del Valdobbiadene.
Queste due linee di spumanti sono diverse, perché la Girardi e la selezione di vigneti di collina è di una età media di 25-30 anni il cui profumo è intenso con sentori di mela e pera, e al gusto ha un’elegante struttura molto salina. Mentre il Monchera arriva da vigneti più giovani, di 5-15 anni e vuole essere l’identità della freschezza e della bevibilità per tutte le occasioni.

D: A quale fascia di mercato italiano vi rivolgete? Avete anche un target di clientela estera? Di quali paesi? Quali sono le richieste e le preferenze più rilevanti, che raccogliete dai clienti?

R: I nostri clienti sono di medio e alto target i quali vogliono ancora degustare in modo eccellente, genuino con l’identità nostra di un territorio. Principalmente i nostri spumanti si trovano nelle migliori bottiglierie, enoteche e ristoranti.
La nostra esportazione e le richieste più particolari arrivano molto spesso dall’estero, proprio da paesi in cui l’italianità è molto presente e da chi vuole risentire nel calice un pezzo di territorio, dove spesso la sinergia di emozioni e ricordi ritornano presenti grazie ai nostri spumanti.
Poi abbiamo i mercati cosiddetti emergenti dove la vera competizione sta nella qualità, perché quando hanno di fronte prodotti importanti riescono a capire il loro vero valore.
Siamo presenti da Berlino a Londra, da Hong Kong, Shanghai, Pechino per poi arrivare a San Paolo in Brasile.

D: Come avete strutturato il vostro sito web di riferimento? Una curiosità al riguardo: quale specifica funzionalità svolge la casella intitolata “Parola al vino”?

R: Abbiamo cercato di fare un sito che parli con il cliente, che al momento è in evoluzione, ma tra le tante cose, la Parola al vino, vuole essere, per le persone meno esperte, la chiave grazie alla quale possano trovare la soluzione ai loro enigmi o che possano conoscere in modo più approfondito le tematiche del vino.

D: Siete presenti all’interno di fiere ed eventi di settore? Fate parte di associazioni di categoria?

R: Facciamo fiere di settore e negli ultimi anni stiamo cercando di orientarci sempre di meno alla grande massa, ma sempre di più a persone di qualità.
Facciamo parte di un’associazione del territorio, perché è il territorio, con il benessere dello stesso, che porta vantaggio a tutto il comparto enogastronomico turistico, ma siamo presenti anche in sistemi di sinergia di promozione estera come ad esempio 100ITA che ha riscosso il premio Panda come miglior progetto italiano in Cina 2014. Nel 2013 lo stesso premio è stato vinto dalle aziende Ferrari e Maserati.

D: Una riflessione di commento sull’attuale situazione commerciale di mercato dei vini e degli spumanti in ambito nazionale e internazionale; a suo parere serve una formula di rinnovamento globale? Quanto ritiene, che la crisi economica generale possa incidere sul calo dei consumi di settore?

R: A livello globale, ma anche nazionale, il prezzo medio di vini e spumanti in distribuzione sta scendendo rispetto agli anni precedenti, e ciò è sicuramente dovuto alla situazione di crisi ormai globale. Eccezion fatta per il caso Valdobbiadene e Prosecco che grazie alla crisi è riuscito ad emergere. Infatti il mercato globale si è accorto che questi spumanti provenienti dalle regioni Friuli e Veneto, ma in special modo quello della provincia di Treviso, con all’apice il comprensorio del Conegliano – Valdobbiadene – Asolo, in cui Farra di Soligo è il cuore, si possono trovare ancora prodotti di altissima qualità con il giusto rapporto qualità/prezzo.
Sicuramente la sinergia tra istituzioni politiche locali e nazionali, e consorzi, hanno portato ad una svolta intellettuale delle persone che ci lavorano come attori per rendere grande un territorio spumantistico.

D: Quanta importanza rivestono le figure professionali dell’enologo e del sommelier nel vostro comparto aziendale?

R: Le figure professionali, come in tutti i comparti sono molto importanti, specialmente in quello del vino, nel quale l’enologo deve conciliare l’esperienza delle annate precedenti con la selezione dei diversi vigneti, attraverso la maturazione ideale per la raccolta, il misterioso processo di vinificazione e spumantizzazione, e deve portare ad un risultato più che ottimo ad ogni annata.
Mentre il sommelier, non meno importante, deve capire l’azienda e i prodotti, ed è lui stesso l’artefice tra il produttore e il cliente finale.
Per cui avere figure in azienda solide e carismatiche rende l’azienda forte dei prodotti e solida nel mercato.

D: Che ruolo assumono il prezzo e la forma di presentazione del vino?

R: Importantissima è la presentazione di un vino nel modo in cui si presenta dal punto di vista estetico, ma una componente importante è il prezzo: molto spesso quanto più basso è il prezzo e quanto più bella è la bottiglia, più i mercati vengono conquistati.
Però io sono dell’idea che dobbiamo vendere il contenuto, e non solo “vetro tappi ed etichette” e cioè il contenitore.
Infatti all’eccellenza si arriva fondamentalmente con due fattori: alta qualità del contenuto e del contenitore che come risultante dà un determinato prezzo, ovviamente più alto della media.
Sarà poi ogni azienda a seconda del posizionamento che vuole avere nel mercato a scegliere il prezzo di vendita, ma sicuramente a scapito di uno dei due fattori.

D: Quali progetti innovativi state portando avanti?

R: Stiamo portando avanti dei progetti innovati sia nell’impianto di vigneti in un modo più ecocompatibile ed ecosostenibile, ma soprattutto usciremo con un prodotto innovativo, in formato magnum, per il quale abbiamo voluto unire delle eccellenze: una grande cuvée aziendale con il lusso vicentino, sia nell’aspetto grafico che nel contenuto.

D: Ci spiega l’interessante contributo dato nel campo delle iniziative sulla preparazione dei cocktails con il prosecco e delle proposte del “bere miscelato”?

R: In poche parole è un modo di consumo alternativo.
Eravamo convinti del fatto che lo spumante era solo per le festività o per i grandi eventi.
Invece la grande imprenditorialità delle aziende è riuscita a far consumare il prodotto, che sia Valdobbiadene, o Prosecco, o semplicemente una cuvée, nell’arco dell’anno, per cui a 365 giorni ed ad ogni occasione.
Questo ha comportato al bere miscelato facendo entrare lo spumante nel cocktail.
Tanto è vero che abbiamo in produzione, soprattutto per i nuovi mercati che si approcciano in questo momento per la prima volta al mondo delle bollicine, un cocktail a base di spumante con essenze aromatiche naturali.

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