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Per uno studio francese-britannico, lavorare di notte accelera l’invecchiamento cognitivo

18 Novembre 2014 da dagata

Per uno studio francese-britannico, lavorare di notte accelera l’invecchiamento cognitivo

 

Memoria, attenzione e velocità di reazione pagano la mancanza di sonno regolare..Lavorare nelle ore notturne non fa bene alla nostra salute, diversi studi hanno dimostrato come porti a diversi tipi di ulcere, malattie cardiache e alcuni tipi di cancro. È quanto sostiene uno studio effettuato da alcuni ricercatori francesi e britannici. Sotto esame, per dieci anni, 3000 lavoratori nel sud della Francia fra i 32 e i 62 anni – ad inizio studio – impiegati nei più diversi settori.

La metà di questo campione ha lavorato per almeno 50 giorni all’anno in orari notturni. Nel decennio la capacità cognitiva (memoria, attenzione, velocità di reazione) è stata misurata a tre riprese (1996, 2001 e 2006) con test neuropsicologici.

I risultati dello studio pubblicato sulla rivista medica “Occupational and Environmental Medicine” hanno dimostrato che coloro che hanno avuto un lavoro a turni, per dieci anni o più, hanno avuto un declino cognitivo – processo di invecchiamento naturale – molto più veloce rispetto agli altri.

Secondo Jean-Claude Marquié, ricercatore presso il CNRS di Tolosa che ha coordinato lo studio, il punteggi più basso equivale a “un invecchiamento cognitivo di 6,5 anni”. Il dato non è stato considerato trascurabile. “Sapevamo di effetti a breve termine, ma non si sapeva nulla di quelli a lungo termine”, spiega.

Lo studio, che dovrà comunque essere ulteriormente confermato, ha mostrato che l’impatto negativo sulle capacità cognitive persiste per almeno cinque anni dopo la fine del lavoro a turni.

Tra le soluzioni proposte per limitare questi effetti, che sono diversi da individuo a individuo, il ricercatore ha citato un “controllo medico personalizzato” e una migliore organizzazione aziendale per promuovere “orari di lavoro più favorevoli alle ore del sonno”. Consigli che dovrebbero essere presi immediatamente in considerazione dalle imprese, sottolinea Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, perchè è un dato di fatto che rendere migliore l’esistenza dei propri dipendenti ha effetti benefici certi anche per le aziende.

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