Produzione agro-alimentare di base a rischio per via del climate change
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Nei prossimi anni gli effetti del cambiamento climatico potrebbero diventare ancora più eclatanti, con le produzioni di alcuni pilastri dell’alimentazione mondiale che ne risentiranno in modo forte.
Ad accendere i riflettori su questo fenomeno è uno studio della rivista Nature, che ci spalanca gli occhi sulla prospettiva di una instabilità alimentare globale.
Lo studio sulla produzione
L’indagine condotta dalla prestigiosa rivista americana ha analizzato i dati sulla produzione di alcuni generi alimentari principali di 54 paesi. Da questo studio emerge che grano, mais e riso, che sono tre pilastri della Food Economy, hanno un mercato che sta diventando sempre più incerto a causa del climate change che mette a rischio i raccolti.
Con quale conseguenza? Se la produzione cala, inevitabilmente il prezzo schizza verso l’alto, e non ci sarà modo per tutti di ottenerli.
Il paradosso sull’alimentazione
Se consideriamo l’intera industria globale del cibo, i dati sulla produzione evidenziano che non c’è mai stata così tanta abbondanza nella storia dell’umanità. Potrebbe sembrare un bene, ma in realtà non lo è, dal momento che la produzione si concentra soprattutto in pochi territori.
Se pensiamo al grano, ad esempio, circa un terzo di quello globale arriva da Ucraina e Russia. Queste due aree però potrebbero risentire di danni assai gravi a causa del riscaldamento climatico globale. E se la loro produzione calerà, per il mercato del grano saranno tempi durissimi. Secondo uno studio dell’Università dell’Illinois, un surriscaldamento moderato tra due e tre gradi da qui al 2100 provocherebbe un calo della produzione di grano superiore al 11%.
Gli effetti
Si può avere un’idea degli effetti di questo scenario se pensiamo a cose accaduto durante le prime fasi dello scoppio della guerra in Ucraina. Il prezzo del grano è salito del 35% (fonte Pocket Option link). Se immaginiamo poi che questo scenario possa replicarsi anche per mais e riso, allora c’è di che preoccuparsi.
Peraltro ad essere fortemente a rischio non è soltanto la quantità di cibo prodotto, ma anche la qualità di questa produzione che sarà sempre minore.
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