Banche centrali, la disputa Trump-FED riporta l’indipendenza al centro dell’attenzione
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Da quando è tornato alla Casa Bianca, Donald Trump ha cominciato una battaglia, talvolta anche con toni molto alti, contro Jerome Powell, capo della più importante delle banche centrali al mondo. Questo tema scalda particolarmente i mercati, dal momento che l’indipendenza degli istituti centrali è una questione estremamente rilevante.
Il rapporto tra leader di Stato e banche centrali
Negli ultimi mesi Trump ha esercitato pressioni fortissime affinché la Federal Reserve tagliasse il costo del denaro in modo più aggressivo ed incisivo, al fine di stimolare la crescita economica. La Fed però ha tirato dritto per la sua strada, muovendosi con estrema cautela sul fronte della politica monetaria.
Le frizioni tra il presidente e il capo della regina delle banche centrali ha più volte scosso i mercati, andando a incidere sull’andamento del dollaro statunitense (per quotazioni aggiornate si faccia riferimento ai broker opzioni binarie Italia). Ma al di là delle questioni puramente economiche, c’è un aspetto politico estremamente importante in ballo, ossia l’indipendenza degli delle banche centrali dei leader di Stato.
Le ragioni dietro al controllo
Rimanendo al caso degli Stati Uniti, il motivo per cui Donald Trump vorrebbe un maggior peso nelle decisioni della banca centrale statunitense è che se riuscisse ad influenzare direttamente le scelte della Fed, potrebbe ottenere un vantaggio immediato sul fronte del debito pubblico. Con tassi di interesse più bassi infatti si ridurrebbe il costo del prendere in prestito denaro, stimolando così il credito e dando ossigeno all’economia a stelle e strisce.
Inoltre una banca centrale più accomodante consentirebbe una deregolamentazione più ampia della finanza, visti i grandi poteri di supervisione che la Fed ha sulle banche, che vennero introdotti dopo la grande crisi finanziaria 2007-2009.
Un ulteriore aspetto importante riguarda l’influenza sulla politica monetaria. Un tasso di interesse più blando toglierebbe forza al dollaro e attenuerebbe la volatilità generata da dazi e tensioni commerciali.
Conseguenze
Come si vede, ci sono tanti motivi per cui Trump ambisce a controllare la Federal Reserve. E più o meno sono gli stessi in tutti i casi in cui i leader cercano di mettere il guinzaglio alle banche centrali. E anche le conseguenze sono abbastanza standardizzate. Di solito una banca centrale politicizzata tende a generare un’inflazione più alta, che nel lungo termine si mescola ad un maggiore rischio percepito dal mercato ed una minore credibilità istituzionale. Cosa che gli Stati Uniti proprio non possono permettersi.
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