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Bambini sordociechi: istruzione e crescita personale

19 Aprile 2017 da RaffaellaC

Chiudiamo gli occhi e restiamo in silenzio. Non possiamo vedere né ascoltare. La sordità e la cecità possono diventare i presupposti per un isolamento dalla comunità sociale. Ma nessuno ad oggi si troverà in questa situazione grazie al supporto e all’assistenza delle famiglie, degli enti, delle associazioni e fondazioni. Specialmente i bambini sordociechi hanno bisogno di essere guidati fin dall’infanzia.

Sordocecità e Sintomi: Sosteniamo i bambini Sordociechi

La ricerca condotta dall’ Istituto Nazionale di Statistica, ISTAT, attesta che in Italia vi sono circa 189mila persone affette da disabilità sensoriale e plurime in condizioni di gravità pari allo 0,3% della popolazione italiana. Una situazione da tenere costantemente sotto osservazione. Il filosofo Aristotele scriveva che “l’orecchio è l’organo dell’educazione”: l’udito insieme al linguaggio rappresentano le basi per uno sviluppo intellettuale e comunicativo che permettono all’individuo di inserirsi in un contesto sociale e crearsi una propria posizione. L’udito è alla base del linguaggio. Un bambino impara a parlare perché riesce a captare i suoni, le parole dette dai grandi, immagazzinarle e riprodurle pian piano nei primi anni di vita. Quando il bimbo soffre di sordocecità, automaticamente si spezza il legame tra l’udito e il linguaggio e ciò rende necessario un percorso ad hoc.   Quando nasce un bambino e si teme per la sua salute, sono diversi i test e i modi per capire se soffra o meno di sordocecità. Possono essere condotti test più specifici o meno a seconda degli indizi che il bambino ci dà. Tra questi è spesso utilizzato dai medici lo screening con emissioni otoacustiche effettuate mediante specifici macchinari. Il 95% di quello che apprendiamo lo percepiamo proprio attraverso l’udito e la vista. Venendo a mancare entrambi i sensi, la capacità comunicativa diventa molto complessa e richiede un percorso lungo e condotto da professionisti.

 

Metodi Comunicativi per Sordociechi: Come introdurli nella Società

Una persona è considerata sordocieca quando è priva, totalmente o parzialmente dell’udito e della vista. Oltre al deficit uditivo e visivo generalmente le persone affette da sordocecità e malattie pluriminorate sono portatori anche di minorazioni di tipo motorio, intellettivo, danni neurologici e patologie organiche.  Più della metà dei sordociechi soffre di disabilità motoria essendo il corpo umano un complesso di sensi uniti tra essi. Una minore percentuale di sordociechi invece riscontra danni legati ad insufficienza mentale mentre circa il 32% soffre di disturbi mentali e comportamentali. La comunicazione per un sordocieco è l’aspetto più importante ma anche il più complesso: comunicare per un sordocieco significa sviluppare al 100% il senso tattile. Sono diversi i metodi comunicativi utilizzati dalle persone sordocieche: cambiano a seconda dell’età, della predisposizione del paziente e delle capacità residue. I principali sistemi di comunicazione sono il Braille, utilizzato dalle persone non vedenti e caratterizzato da rilievi ognuno dei quali corrisponde ad una lettera dell’alfabeto; la Dattilologia consiste in movimenti effettuati dalle mani ed è spesso usato insieme al linguaggio dei sensi; il metodo Malossi consiste nell’utilizzo della mano come strumento di comunicazione ad ogni parte della mano corrisponde una lettera dell’alfabeto che toccata e punzecchiata permette di comporre frasi. Seguono la Comunicazione Oggettuale, Comportamentale, Gestuale, Pittografica, Lis Tattile, Tadoma ossia un metodo insegnato ai bambini a riconoscere il movimento delle labbra attraverso il tatto sulle labbra delle persone che parlano. È palese dunque come sia lento e difficile il percorso da intraprendere per potere essere inseriti nella società e cercare di vivere nella maniera più dignitosa possibile. Ecco perché Associazioni e Fondazioni richiedono il nostro sostegno e aiuto per poter regalare loro una vita meritevole.

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