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Eni: l’intervista de “La Stampa” all’AD Claudio Descalzi

25 Agosto 2017 da pressreleasecd

L’AD di Eni Claudio Descalzi sull’Africa e il fenomeno delle migrazioni: "Nessuno vuole lasciare la propria terra, creiamo le condizioni per una cultura industriale e dello sviluppo".

Claudio Descalzi, Amministratore Delegato di Eni

Claudio Descalzi a "La Stampa": "Energia e istruzione per far crescere l’Africa"

L’Africa è sempre più al centro delle attività di Eni: il gruppo ha investito infatti nel continente oltre 8 miliardi in 16 Paesi e ha lavorato a numerosi progetti in ambito sanitario ed educativo mirati a incentivarne lo sviluppo. Intervistato di recente da La Stampa, l’AD Claudio Descalzi parla di uno dei fenomeni che colpisce drammaticamente l’Africa: le migrazioni. Secondo il manager "nessun africano ha voglia di lasciare il proprio Paese. È gente attaccata alla propria terra, alle tradizioni: quando scappano è perché non possono farne a meno, perché hanno problemi esistenziali". Le ragioni vanno individuate nei limiti di sostenibilità che ha mostrato il modello prevalente di sviluppo postcoloniale: lo sfruttamento dei campi petroliferi ha permesso di esportare tutta la materia prima, lasciando l’Africa senza energia, priva quindi del proprio potenziale di crescita. "Se l’Africa è il continente che cresce di più, e ne abbiamo bisogno, allora l’Europa deve trovare una visione unitaria per aiutare se stessa, sostenendo l’Africa" ha dichiarato il manager, aggiungendo che "se aiuti il tuo interlocutore a diventare più forte, sei più forte anche tu". È quindi opportuno cambiare rotta, iniziando a pensare sul lungo termine quando si investe: non solo al profitto immediato, ma alla sostenibilità del business. Un esempio: decidere di estrarre solo una parte di gas, lasciando il resto nel Paese come investimento per la stabilità. Eni lo sta già facendo, riducendo il profitto ma beneficiandone in valore e credibilità. E in Libia ha cominciato a distribuire il sessanta per cento di quello estratto senza obblighi contrattuali. L’AD del gruppo poi sposta l’attenzione sugli obiettivi: destinare risorse non basta se non vanno nella giusta direzione. Per l’Africa è fondamentale garantire l’accesso all’energia e incentivare la formazione: "L’energia è una leva lunga, aiuta l’affermarsi di una cultura industriale e dello sviluppo – ha spiegato Claudio Descalzi – Per far rimanere le persone nella propria terra occorre farle studiare e formarle. Un 20% dei fondi vanno destinati ai giovani, 2-3 anni in cui tutti possano seguire una fase di preparazione che li porti ai mestieri che, nel frattempo, vengono creati".

Claudio Descalzi: la crescita professionale in Eni

È Eni che permette a Claudio Descalzi di crescere e affermarsi professionalmente. Laureatosi in Fisica nel 1979 presso l’Università di Milano, entra nel gruppo nel 1981 come Ingegnere di giacimento. In seguito viene chiamato a operare in qualità di Project Manager, incarico che lo porterà nei primi anni Novanta alla nomina di Responsabile delle attività operative e di giacimento in Italia. Dal 1994 Managing Director di Eni Congo SA, nel 1998 diventa Vice Chairman & Managing Director di NAOC, consociata di Eni in Nigeria, dove avvia diversi progetti deep-water nell’offshore del Paese. Negli anni Duemila il manager, rientrato in Italia, ha modo di perfezionare ulteriormente le proprie competenze rivestendo diversi ruoli come Direttore dell’area geografica Africa, Medio Oriente e Cina (2000-2001), Direttore dell’area geografica Italia, Africa e Medio Oriente (2002-2005), Vice Direttore Generale di Eni – Divisione Exploration & Production (2005-2008). Nominato Chief Operating Officer del gruppo nel 2008 e Presidente di Eni UK nel 2010, lascerà entrambi gli incarichi nel 2014 quando il CdA gli conferisce il mandato di AD, rinnovato nel 2017. Visiting Fellow of The University of Oxford, nel dicembre 2015 Claudio Descalzi è entrato a far parte del "Global Board of Advisors del Council on Foreign Relations". L’impegno nell’incentivare strategie di carattere sostenibile gli hanno permesso nel 2016 di conseguire la Laurea Honoris Causa in Ingegneria per l’Ambiente e il Territorio, assegnata dall’Università degli Studi di Roma Tor Vergata.

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