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Quali fertilizzanti scegliere per la tua coltura

4 Novembre 2017 da ChiaraBiggi

I fertilizzanti sono degli strumenti tramite i quali si può ricostituire, aumentare, riequilibrare il livello di fertilità di un terreno, sia nell’ambito dell’agricoltura che del giardinaggio. Ovviamente, dal terreno poi il nutrimento fornito passa direttamente alle piante che vi si coltivano. I fertilizzanti in agricoltura sono tanti e di vario tipo, quindi è opportuno conoscerli per poter fare la giusta scelta, in relazione al tipo  di terreno da fertilizzare e alle conseguenti piante da nutrire.

 

VARI TIPI DI FERTILIZZANTI

I fertilizzanti in commercio sono suddivisi sulla base di come vengono prodotti. Si hanno quindi:

  • Fertilizzanti organici: sono quelli ottenuti dall’attività biologica e contengono il carbonio, a sua volta legato ad un altro elemento;
  • Fertilizzanti minerali (o chimici): sono quelli ottenuti da un processo di natura industriale;
  • Fertilizzanti organominerali: si tratta di un concime ottenuto da una miscela tra i fertilizzanti organici e quelli minerali;

Inoltre i fertilizzanti chimici si suddividono a loro volta in:

  • Azotati: minerale fondamentale per la crescita e sviluppo della pianta, fornisce un bel colore intenso verde e prepara la fioritura;
  • Fosfatici: è importante nella fase della fioritura e delle fruttificazione, ma non necessita di essere fornito in grandi quantità come invece occorre fare per l’azoto;
  • Potassici: sono quelli che forniscono nutrimento mirato a migliorare il colore ai fiori e il sapore ai frutti;

I fertilizzanti organici invece sono quelli che possono essere reperiti in maniera naturale, sotto varie forme. Si tratta di fertilizzanti che vengono utilizzati dalla notte dei tempi, essi forniscono contemporaneamente una maggiore quantità di nutrimento alla pianta, senza alcun intervento chimico industriale. In genere si tratta di stallatico, ovvero di letame proveniente da allevamenti di animali ma può trattarsi anche di sangue secco oppure di estratti dalla cenere etc.

I fertilizzanti in agricoltura possono essere suddivisi anche secondo altri tipi di categorie, le quali basano la loro classificazione sui tipi di miglioramenti che apportano i fertilizzanti stessi alle piante. Così si hanno:

  • Concimi: servono per arricchire il terreno di elementi nutritivi;
  • Ammendanti: migliorano le proprietà fisiche del terreno, andando ad agire sulla modifica della sua struttura o sulla sua composizione in percentuale, quindi sulla tessitura stessa del terreno;
  • Correttivi: modificano i livelli di PH dei terreni anomali.

COME UTILIZZARE I FERTILIZZANTI E QUANDO

I fertilizzanti devono essere conosciuti e dosati nella giusta maniera per essere efficaci e non invece dannosi per il terreno e le piante, occorre anche conoscere quando utilizzarli, rispetto ai tempi di coltivazione o preparazione del terreno stesso. In genere comunque i fertilizzanti in agricoltura si utilizzano in primavera o non oltre l’inizio dell’estate.

I fertilizzanti si presentano secondo diverse tipologie. Essi possono essere liquidi oppure in granuli, in polvere o in pellet. I fertilizzanti liquidi si aggiungono all’acqua di bagnatura, è bene mescolarli opportunamente, esauriscono la loro efficacia in pochi giorni, per questo il dosaggio va ripetuto ogni sette o dieci o quindici giorni. Quelli in polvere sono solubili nell’acqua e vanno anch’essi aggiunti all’acqua di bagnatura ma occorre mescolare adeguatamente. I fertilizzanti in granuli si inglobano al terreno ed hanno quindi un rilascio dei nutrienti lento e costante. I fertilizzanti in pellet invece sono di origine organica, essi vanno o distribuiti in superficie oppure inglobati al terreno stesso. I fertilizzanti in pellet si sfaldano in dipendenza della bagnatura o dell’umidità del suolo.

I dosaggi vanno calibrati perché eccessi potrebbe risultare molto dannosi. Gli impieghi variano in dipendenza dei metri quadri di superficie da fertilizzare o per litri d’acqua di bagnatura che occorrono per innaffiare la zona coltivata. Gli eccessi causano un aumento della salinità che, alterando le componenti del suolo, potrebbero renderlo inospitale sul lungo periodo.

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