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Lavoro: in Italia carenza formazione condiziona il desiderio di avviare un’attività in proprio

30 Novembre 2011 da TTAPR

E’ un quadro in chiaroscuro quello che emerge per l’Italia dall’ultimo sondaggio sull’autoimprenditorialità promosso in 12 paesi europei da Amway, società leader mondiale nel settore della vendita diretta. Se, da un lato, rimane forte l’interesse espresso dagli italiani nei confronti dell’autoimprenditorialità (69,7%), soprattutto tra i giovani nella fascia 20-29 (86,8%), dall’altro solo il 41,6% immagina di poter realmente trasformare tale interesse in realtà. La motivazione prevalente per mettersi in proprio è quella di rendersi indipendenti (43%), desiderio particolarmente sentito dagli uomini rispetto alle donne, dai giovani nella fascia 20-29 e dai single. Tuttavia, solo 1 italiano su 3 pensa di avere le necessarie competenze per avviare un’attività autonoma e solo il 18,7% degli intervistati ritiene che in Italia vi sia una buona offerta formativa per chi intende seguire questo percorso. La formazione resta la maggiore preoccupazione, con quasi il 70% degli intervistati che valuta insufficiente l’offerta formativa proposta da istituzioni ed enti pubblici. “L’idea di mettersi in proprio continua a piacere agli italiani ed in particolare ai giovani nella fascia di età universitaria, ma la trasformazione dell’ambizione in realtà sembra scontrarsi con un generale pessimismo circa le proprie capacità”, ha commentato Monica Milone, Direttore Relazioni Esterne Sud Europa di Amway Italia. “Nello specifico in Italia quasi un intervistato su due ritiene di non avere le competenze economiche per avviare un’attività autonoma mentre solo un intervistato su tre è certo di avere le conoscenze per mettersi in proprio. Tuttavia quelle che emerge con forza in tutta Europa, ma in particolare in Italia, è la necessità di avere a disposizione una migliore offerta formativa da parte di istituzioni ed enti pubblici la cui proposta formativa è spesso poco conosciuta”. Danesi imprenditoriali, tedeschi fanalino di coda, italiani a metà classifica L’idea di mettersi in proprio continua a godere di una buona reputazione in tutti i paesi europei oggetti dell’indagine con in media il 72% degli intervistati che la giudica positivamente. I più aperti all’idea risultano essere i danesi (88%) seguiti da britannici (82%) e francesi (76%). Fanalino di coda i tedeschi con solo il 61% di attitudini favorevoli mentre si posizionano a metà classifica gli italiani con il 70% degli intervistati che esprime un valutazione positiva. I giovani italiani in età universitaria ci credono In Italia sono i giovani nella fascia di età 20-29 che valutano con maggiore positività l’idea di mettersi in proprio (87%), un dato questo che pone l’Italia nelle prime posizioni della classifica europea e ben al di sopra della media dell’80% espressa nei paesi oggetto dell’indagine. Il 54,4% degli intervistati italiani nella fascia 20-29 pensa di poter trasformare tale interesse in realtà, un dato significativamente più alto rispetto sia alla fascia di età immediatamente precedente (41,6%) sia a quella successiva dei 30-39enni (47,7%). Un problema di competenze Mancanza di competenze e conoscenze risultano essere a livello europeo il maggiore ostacolo allo spirito imprenditoriale. Il 40% del campione europeo intervistato ritiene di non avere le competenze economiche per mettersi in proprio, percentuale che sale al 43,9% per quanto riguarda gli italiani che si ritrovano nella parte alta della classifica insieme a russi, polacchi, tedeschi e ucraini. Oltre a una generale mancanza di competenze economiche, solo il 33% degli italiani intervistati ritiene di avere le competenze e le conoscenze per mettersi in proprio, un dato questo di 7 punti percentuali più basso rispetto alla media europea. Formazione: percepita carente in tutta Europa Se vi è una cosa che accomuna gli europei (68%9) è la convinzione che l’educazione giochi un ruolo di primaria importanza per mettersi in proprio. Convinzione questa meno condivisa dagli italiani (67%) che si collocano a grande distanza da svizzeri (83%) e austriaci (83%). Tuttavia, gli europei esprimono in media un giudizio critico rispetto all’offerta formativa del loro paese giudicata adeguata solo dal 30% del campione. Critica la posizione degli italiani: solo il 18,7% degli intervistati giudica l’attuale offerta formativa buona, il 46,5% lamenta una scarsa informazione sui programmi disponibili e il 69,2% ritiene che dovrebbero esserci più programmi formativi rivolti a quanti sono interessati a mettersi in proprio.

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