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Pari opportunità: i divari salariali tra donne e uomini in Italia e in Europa restano marcati

1 Novembre 2012 da dagata

Pari opportunità: i divari salariali tra donne e uomini in Italia e in Europa restano marcati. Occorre intervenire con una più compiuta legislazione europea

Non solo in Italia ma anche nel resto d’Europa le donne continuano a guadagnare molto meno dei loro colleghi uomini. Non esiste settore, né paese, in cui ci sia un’effettiva parità almeno stando ai dati diffusi nei vari stati UE.
Basti verificare quanto è risultato da un interessante studio pubblicato in data odierna dell’Ufficio federale di statistica tedesco sui livelli salariali del 2010, a seguito del quale è stato appurato in maniera oggettiva che il divario della retribuzione tra donne e uomini è diminuito negli ultimi anni a malapena e che costituisce un problema europeo sul quale Giovanni D’Agata fondatore dello “Sportello dei Diritti” lancia l’ennesimo allarme per un intervento dell’UE urgente e improcrastinabile.
Nella progredita (anche in termini di diritti per i lavoratori) terra teutonica, la retribuzioni orarie lorde medie delle donne risultano essere del 22 per cento inferiori a quella dei loro colleghi a fronte di una differenza del 23 % nel 2006. Un misero 1% in quasi cinque anni.
Ma le principali differenze riguardano i livelli dirigenziali. Le donne manager guadagnano il 30 % dei loro colleghi uomini: la loro retribuzione lorda media è 27,64 €, il contrasto dei capi maschi a 39,50 Euro. Simile per dimensioni, le differenze tra i tecnici (30 per cento), nelle professioni (28 per cento), ed artigiani (25 per cento). Solo tra gli impiegati può essere verificata una certa uguaglianza anche se il divario si attesta sul 4%.
Anche l’età è un fattore che acuisce progressivamente le divergenze tra sessi. Mentre la differenza per coloro che hanno meno di 24 anni si stabilizza a “solo” il 2 %, nella fascia di età compresa tra i 25 e i 34 anni di età all’ 11%, tra i 35 e i 44 anni al 24 %, raggiunge i massimi livelli nella fascia antecedente all’età pensionabile tra i 55 – e 64 anni con il 28 % con evidenti riverberi anche sui valori delle pensioni.
Un ultimo fattore discriminante riguarda il livello di istruzione che acuisce le differenze tra i generi. Per le basse qualifiche (ad esempio, la scuola primaria o secondaria) è pari all’11%. Per l’istruzione superiore la distanza si attesta al 19 %. Le donne con la laurea hanno una retribuzione media inferiore del 27 % rispetto agli uomini con lo stesso titolo.
I dati rilevati anche in Germania sono un ennesimo campanello d’allarme che dovrebbe spronare i governi, a partire da quello dello stato italiano nel quale le divergenze sono ancora più marcate come risulta dalle statistiche che giorno dopo giorno vengono diffuse, a farsi promotori di un intervento europeo definitivo che serva a rimuovere tutti gli ostacoli che determinano differenze così elevate tra donne e uomini nel mondo del lavoro e nel mercato europeo.

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