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Arriva il permesso di soggiorno modello Ue. Un badge con impronte digitali e foto

20 Novembre 2013 da dagata

Arriva il permesso di soggiorno modello Ue. Un badge con impronte digitali e foto. Nonostante le questioni sulla privacy un microchip conterrà i dati biometrici primari e secondari

 

Arriva anche in Italia, il nuovo permesso di soggiorno per gli immigrati extraUE che conterrà foto e impronte digitali del titolare.

Avrà la forma di un qualunque badge, per fare due esempi pratici sarà come una carta di credito o un bancomat.

Sulla Gazzetta ufficiale è stato, infatti, pubblicato il decreto del ministero dell’Interno con le regole di sicurezza necessarie per ottemperare alle direttive comunitarie anche per ciò che riguarda le specifiche tecniche dei dati che i microprocessori dovranno contenere.

Il provvedimento del Viminale è stato reso necessario per adeguarsi alla decisione C(2009)7476 della Commissione,  versione definitiva del 5 ottobre 2009, che a sua volta modifica la decisione C(2008)8657 (versione definitiva del 22 dicembre 2008).

La finalità delle decisioni in questione, infatti, è realizzata per favorire una politica comune di  certificazione informatica, conforme alle specifiche tecniche relative alle norme sulle  caratteristiche di sicurezza e sugli elementi biometrici dei passaporti e dei documenti di viaggio rilasciati dagli Stati membri.

Il decreto stabilisce anche quale sarà la funzione dei dati biometrici contenuti nel permesso di soggiorno: sarà archivio informatizzato nazionale l’ente preposto al rilascio del titolo autorizzativo.

Ed al contempo regola anche le procedure di consegna e rilascio del documento.

Nonostante le polemiche a livello europeo sollevate nei vari Stati membri su inevitabili questioni che si riverberano sulla privacy dei titolari del nuovo permesso, Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, rileva che il provvedimento di attuazione a livello nazionale è comunque arrivato dopo che sullo schema dell’atto dell’esecutivo si era già pronunciato anche il Garante privacy per verificare che sia tutelato il diritto alla riservatezza anche dei cittadini non comunitari.

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