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Diritti Umani. Condannato a cinque anni in prigione un uomo per aver insultato Maometto su Twitter

16 Dicembre 2013 da dagata

Diritti Umani. Condannato a cinque anni in prigione un uomo per aver insultato Maometto su Twitter. Dilaga la censura anche in Kuwait

 

Le autorità del Kuwait hanno ribadito che avvieranno azioni legali contro tutti i blogger e gli utenti dei social network che violano « i valori sociali e tradizioni stabiliti». Mentre rileva Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti” che dilaga la censura nel Paese del Golfo stando quanto apparso su alcuni media internazionali.

Un giudice kuwaitiano ha condannato lunedì a cinque anni in prigione un uomo per aver insultato il Profeta Maometto tramite il suo account ufficiale del social network Twitter, come riportato dalla rivista “Il Kuwait Times”.

La decisione della Corte non è definitiva ed è possibile ancora un ricorso per cassazione. Le  autorità kuwaitiane hanno sottolineato più volte che avrebbero avviato azioni legali contro tutti i blogger e gli utenti delle reti sociali per “proteggere i valori sociali e tradizioni stabilite”.

In maggio, un altro blogger fu condannato a 20 mesi di prigione per aver criticato l’emiro, Saba Al-Ahmad Al-Jaber Al Saba, attraverso il suo profilo su Twitter, ma la frase è stata sospesa dietro pagamento di un’ammenda di 200 dinari kuwaitiani (circa 540 euro).

Per il Driss fu giudicato colpevole di “minare lo stato dell’emiro” per la pubblicazione di quattro ‘tweets’ critici contro l’emiro, ma è stato dichiarato innocente per la pubblicazione di altri 43 di contenuto simile. Nel mese di aprile, l’ex parlamentare nonchè il principale avversario per Barrak Musallam fu condannato a cinque anni di carcere per “aver abusato verbalmente” contro l’emiro durante un discorso tenuto lo scorso ottobre in mezzo a scontri tra il governo e l’opposizione di un decreto che ha modificato la legge elettorale del 2006 che ha ridotto il numero di candidati che gli elettori potrebbero scegliere passando da quattro a uno.

Manifestazioni a livello nazionale sono successe dopo le elezioni di dicembre, anche se i gruppi per i diritti umani non dimenticano che almeno 25 persone sono state imputate per presunte offese all’emiro, principalmente attraverso Internet. Le autorità hanno già emesso condanne nei confronti di alcune di queste persone, fino a cinque anni in prigione.

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