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Firenzemadeintuscany racconta una visita speciale alla Galleria dell’Accademia

11 Febbraio 2014 da pivari

Una visita esclusiva per Firenzamadeintuscany alla scoperta dei suoi tesori, sotto la guida del suo direttore, Angelo Tartuferi.

cose da vedere a Firenze
Sempre alla ricerca di itinerari particolari ed originali, la redazione di Firenzemadeintuscany racconta una visita speciale alla Galleria dell’Accademia, alla scoperta dei suoi tesori, sotto la guida del suo direttore, Angelo Tartuferi.
Questa visita speciale, comincia una calda mattina di settembre con una fila immensa all’entrata e 4500 prenotati per la giornata, quando gli inviati della redazione arrivano alla Galleria dell’Accademia con la decisione di non considerare la statua del David di Michelangelo, fantastica star di questo luogo meraviglioso, come unica protagonista del tour. Infatti, la Galleria è meta privilegiata a Firenze da ogni parte del mondo, proprio per la statua del David, oggi come nel 1873, anno in cui fu trasportata dopo 350 anni in Piazza della Signoria e, proprio per questo, si corre il rischio di non guardare con la dovuta attenzione gli altri capolavori presenti in Galleria, dalle straordinarie opere di Botticelli, Ghirlandaio, Lippi, Paolo Uccello al Pontormo, gli Allori, le sculture di Bartolini, gli splendidi fondi oro di Lorenzo Monaco, quelli dei grandi autori del ‘300 e del ‘400 e molto altro.
A guidare la redazione di Firenzemadeintuscany in questa visita speciale c’è Angelo Tartuferi, direttore della Galleria dallo scorso maggio, medievalista e studioso. La redazione lo incontra nel suo studio di questo edificio incastonato tra l’Accademia di Belle Arti e il conservatorio Luigi Cherubini, dove un tempo sorgevano gli antichi edifici dell’Ospedale di San Matteo e del Convento di San Niccolò di Cafaggio.

La visita comincia parlando proprio di Michelangelo: il prossimo febbraio sarà dedicato alle celebrazioni per i 450 anni dalla morte dell’artista. L’Accademia dedicherà una mostra all’immagine del David nell’arte attraverso i secoli con capolavori del ‘600, vedutisti del ‘700 e dell’800, ma anche grandi nomi del panorama contemporaneo che nel tempo si sono confrontati con questa meravigliosa scultura, da Passignano, Delacroix, Mapplethorpe , Viola: la redazione prova ad immaginare qualche nome senza avere una conferma certa dal direttore, che preferisce mantenere il riserbo sull’evento, almeno per adesso.
Andando verso le sale dedicate al tardo Trecento e a Lorenzo Monaco, si ha la possibilità di riflettere con il direttore su quanto l’ombra di Michelangelo domina questo luogo, comunque la si voglia vedere. Salendo al primo piano si è rapiti dai fondi oro che nel loro insieme costituiscono una delle raccolte più importanti del mondo e da uno spettacolare esempio di opus florentinum in ricamo, un paramento anticamente collocato sull’altare maggiore di Santa Maria Novella. E’ talmente bello che non è possibile descriverlo ed è impossibile anche riuscire a rendere lo stupore che crea in chi lo guarda per la perfezione tecnica, stilistica e lo stato di conservazione.

Si arriva nella sala attigua dove si possono ammirare le opere di Lorenzo Monaco. Sono tutte meravigliose ma per comprenderne il valore basta soffermarsi sull’Annunciazione e i santi Caterina d’Alessandria, Antonio abate, Procolo e Francesco d’Assisi. L’angelo di fronte alla vergine è un capolavoro contemporaneo per leggerezza, accostamento dei colori e tratto. La visita continua scendendo al piano inferiore, mentre Tartuferi spiega con entusiasmo il nuovo corso del museo sotto la sua guida : “Voglio puntare molto sull’accoglienza : servizi rapidi e efficienti, personale gentile e disponibile , zone di sosta per i turisti che hanno terminato la visita”.
Altro passo imminente, il riallestimento della Sala del Colosso, dove al centro cattura l’attenzione il modello in “terra cruda” del Ratto delle Sabine di Giambologna: realizzato tra il 1579 e il 1580 è tra i più antichi originali in scala 1:1 che si siano conservati in tutto il mondo. Intorno ci sono i dipinti di Botticelli, Ghirlandaio, Lippi, padre e figlio, Paolo Uccello in un tripudio che solo Firenze può donare. Alcuni oggi sono posizionati un po’ alti, da qui la necessità di rivederne la disposizione.

Dalla Sala del Colosso si accede al Museo degli Strumenti Musicali, tutti provenienti dalle collezioni private dei granduchi di Toscana, Medici e Lorena, raccolti tra la seconda metà del secolo XVII e la prima metà del XIX. Tra questi spiccano: la viola tenore di Antonio Stradivari, un violino di Stradivari del 1716 e un violoncello di Niccolò Amati del 1650 e un primo esempio di forte-piano introvabile. Il direttore racconta in anteprima un bellissimo progetto: “ Stiamo raggiungendo un accordo con la scuola di musica qui accanto per far suonare ai ragazzi in alcuni momenti speciali gli strumenti in mostra all’Accademia”.
Se le stanze dedicate alla Gipsoteca di Bartolini sono un quinta scenica di eccezionale bellezza al di là del valore delle singole opere, la Galleria dei Prigioni è da capogiro: le 4 statue di Michelangelo, il capolavoro di Pontormo con Venere e Cupido, la cortigiana del Ghirlandaio che ti guarda ammiccante. La visita giunge quasi alla fine, ripassando più volte di fronte al David che, pur guardando da lontano, senza essere considerato dall’inizio unico protagonista , s’impone in tutta la sua superba Bellezza.

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