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Appello-articolo dello “Sportello dei Diritti” alla classe politica regionale e locale affinché Lecce diventi Zona Franca Urbana e Zona a Burocrazia Zero.

6 Marzo 2014 da dagata

Appello-articolo dello “Sportello dei Diritti” alla classe politica regionale e locale affinché Lecce diventi Zona Franca Urbana e Zona a Burocrazia Zero.

Mentre Calabria, Campania, Sicilia e Sardegna ottengono 460 milioni di finanziamento e vantaggi fiscali per i contribuenti l’inerzia di chi ci rappresenta ci sta facendo perdere l’ultimo treno. Possiamo iniziare a gridare allo scandalo!

 

Sono trascorsi oltre sette anni dalla legge 27 dicembre 2006 n. 296 istitutiva delle Zone Franche Urbane e finalmente le procedure si stanno attivando per la Campania, la Calabria, ora anche per la Sicilia mentre la Puglia, ed in particolare Lecce, sono totalmente ignorate. Proprio in questi giorni le Regioni Calabria, Campania, Sicilia e Sardegna hanno ottenuto 460 milioni di finanziamento per le zone franche urbane, mentre Lecce e la Puglia sono rimaste a terra.

Questa è la dimostrazione che una classe politica inconcludente rischia di non fare attuare una delle poche normative fiscali favorevoli ai contribuenti.

Lecce sta perdendo la possibilità, sino al 2013, di diventare non solo zona franca urbana ma anche zona a burocrazia zero e di conseguenza, sfruttarne i relativi vantaggi. A sottolinearlo ancora una volta Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti” e l’avvocato leccese Maurizio Villani che evidenziano l’assurda situazione venutasi a creare in un momento di grave crisi economica per colpa di una classe politica nostrana disattenta ed incapace di cogliere le opportunità previste sia dal Decreto Crescita del Governo Monti n. 179/2012 e sia dal Decreto Del Fare del Governo Letta n. 69/2013.

Ecco perché a seguito dei numerosi appelli lanciati a partire dal dicembre 2011, dallo “Sportello dei Diritti”, rinnoviamo per l’ennesima volta l’invito alle istituzioni regionali e locali affinché Lecce possa finalmente diventare zona franca urbana, e la classe politica ponga impegno e attenzione per il rilancio dell’economia pugliese- leccese.

Non si può certo ignorare un provvedimento strategico che darà un contributo decisivo per sostenere lo sviluppo del nostro tessuto industriale, e che offrirà al mondo delle imprese opportunità concrete per investire sul territorio.

Ancora una volta, quindi, illustriamo con un articolo scritto dagli avvocati tributaristi Villani e Iolanda Pansardi il perché dell’importanza dell’attuazione di questa normativa e cosa rischiano di perdere i contribuenti leccesi a causa della colpevole inerzia della classe politica regionale e locale che ci fa iniziare a propendere ad usare la parola “scandalo” per definire tale incredibile situazione di stasi.

 

 

ZONA FRANCA URBANA PER LECCE

 

1)INTRODUZIONE

2)VANTAGGI FISCALI

3) CONCLUSIONI

 

INTRODUZIONE

 

1)     IN ATTESA DELLE ZONE FRANCHE URBANE (ZFU)

In un primo momento, il legislatore, per favorire lo sviluppo economico di determinate zone, aveva previsto l’interessante meccanismo di esenzione da Ires, Irap ed ICI nonché l‘esonero dai contributi sulle retribuzioni da lavoro dipendente.

Si trattava delle c.d. Zone Franche Urbane (ZFU), introdotte con la Finanziaria 2007 (Legge n. 296 del 2006) che, ispirandosi al modello attuato in Francia, intendevano favorire lo sviluppo economico e sociale, anche tramite interventi di recupero urbano, di aree e quartieri degradati nelle città del Mezzogiorno.

In Puglia, per esempio, era stata individuata Taranto, insieme a Lecce ed Andria.

Successivamente, con l’art. 43 del D.L. n. 78/2010, le suddette ZFU sono state integralmente sostituite dalle c.d. Zone a Burocrazia Zero (ZBZ), estese a tutta l’Italia con l’ultima legge di stabilità (Legge n. 183/2011), in via sperimentale fino al 31 dicembre 2013.

In definitiva, la normativa applicabile è la seguente:

–         art. 43 D.L. n. 78 del 31 maggio 2010, convertito, con modificazioni, dalla L. n. 122 del 30 luglio 2010;

–         art. 14 L. n. 183 del 12 novembre 2011 (in G.U. n. 265 del 14 novembre 2011).

Di conseguenza, per le nuove iniziative produttive costituite dopo il 1° gennaio 2012, i vantaggi sono i seguenti:

–         i provvedimenti conclusivi dei procedimenti amministrativi di qualsiasi natura ed oggetto avviati su istanza di parte, fatta eccezione per quelli di natura tributaria, di pubblica sicurezza e di incolumità pubblica, sono adottati in via esclusiva dall’ufficio locale del Governo che vi provvede, ove occorrente, previe apposite conferenze di servizi;

–         i provvedimenti conclusivi di tali procedimenti si intendono senz’altro positivamente adottati entro 30 giorni dall’avvio del procedimento, se un provvedimento espresso non è adottato entro tale termine;

–         per i procedimenti amministrativi avviati d’ufficio, fatta eccezione per quelli di natura tributaria, di pubblica sicurezza e di incolumità pubblica, le amministrazioni che li promuovono o li istruiscono trasmettono all’ufficio locale del Governo i dati ed i documenti occorrenti per l’adozione dei relativi provvedimenti conclusivi;

–         sul fronte fiscale, ove la zona a burocrazia zero (ZBZ) coincida con una delle zone franche urbane (ZFU), ai sensi della delibera CIPE dell’08 maggio 2009 n. 14, le risorse finanziarie per queste ultime sono utilizzate dal Sindaco per la concessione di contributi diretti alle nuove iniziative produttive avviate nelle zone a burocrazia zero.

Inoltre, è da precisare che anche i distretti turistici costituiscono “Zone a burocrazia zero”, con le relative agevolazioni, ai sensi dell’art. 3, comma 6, lett. b), del D.L. n. 70 del 13 maggio 2011, convertito, con modificazioni, dalla L. n. 106 del 12 luglio 2011 (in G.U. n. 160 del 12 luglio 2011).

E’ importante, quindi, che, per beneficiare dei vantaggi amministrativi e fiscali di cui sopra, si istituisca quanto prima l’ufficio locale del Governo, su richiesta della Regione, d’intesa con gli enti interessati e su proposta del Ministro dell’Interno, con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri.

Il suddetto ufficio (art. 14, terzo comma, Legge n. 183/2011):

–         è presieduto dal Prefetto;

–         è composto da un rappresentante della Regione, da uno della Provincia e da uno del Comune interessato.

E’ determinante il ruolo attivo della Regione per l’attivazione delle Zone a burocrazia zero (ZBZ), soprattutto dopo l’intervento della Corte Costituzionale che, con la sentenza n. 232 del 22/07/2011, aveva dichiarato parzialmente incostituzionale l’art. 43 D.L. n. 78 cit. nella parte in cui era destinato ad applicarsi anche ai procedimenti amministrativi che si svolgevano entro l’ambito delle materie di competenza regionale concorrente e residuale.

In definitiva, con la nuova normativa sulle ZBZ, può ritenersi applicabile l’art. 120, comma 2, della Costituzione che prevede la sostituzione del Governo ad organi della Regione per la tutela dell’unità giuridica o dell’unità economica ed in particolare per la tutela dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali, prescindendo dai confini territoriali dei governi locali.

Va sottolineato che la partecipazione all’ufficio locale del Governo è a titolo gratuito e non comporta rimborsi spese (il che non è poco, in vista di sensibili riduzioni della spesa pubblica).

In questo particolare momento di grave crisi economica, l’auspicata crescita produttiva potrà realizzarsi anche tramite i suddetti provvedimenti, logicamente se il mondo politico locale saprà attivarsi con tempismo e decisione (come si sta facendo a Lecce).

 

2) LECCE DEVE DIVENTARE ZONA FRANCA URBANA O ZONA A BUROCRAZIA ZERO PURCHE’ SI SBRIGHI

 

Lecce sta perdendo la possibilità, sino al 2013, di diventare non solo zona franca urbana ma anche zona a burocrazia zero e di conseguenza, sfruttarne i relativi vantaggi. E’ questo l’assurdo in un momento di grave crisi economica per colpa di una classe politica nostrana disattenta ed incapace di cogliere le opportunità previste sia dal Decreto Crescita del Governo Monti n. 179/2012 e sia dal Decreto Del Fare del Governo Letta n. 69/2013. Cerchiamo di capirne il perché mettendo a fuoco quelle che sono le caratteristiche predominanti delle due agevolazioni e soprattutto l’evoluzione storica legislativa.

Innanzitutto le Zone Franche Urbane sono aree infra-comunali di dimensione minima prestabilita dove si concentrano programmi di defiscalizzazione per la creazione di piccole e micro-imprese. Obiettivo prioritario delle ZFU è favorire lo sviluppo economico e sociale di quartieri e aree urbane caratterizzate da disagio sociale, economico e occupazionale, e con potenzialità di sviluppo inespresse.

Le zone a burocrazia zero, invece, dovrebbero puntare a uno snellimento burocratico nello start up di un’impresa.

Con l’art. 37 del D.l. n. 179/2012 del 18 Ottobre 2012 l’esecutivo Monti, per dare un aiuto all’economia di alcune zone d’Italia, ha inteso riprogrammare  le agevolazioni fiscali e contributive previste dalla legge 296 del 2006 (legge finanziaria 2007) – prevedendo a favore delle piccole e micro imprese localizzate nelle Regioni Convergenza (tutte meridionali) l’esenzione dal pagamento delle imposte sui redditi, dell’Irap, dell’IMU e dei contributi sulle retribuzioni da lavoro dipendente. Tra le “zone franche” anche Lecce. Il 19 marzo 2013, il Ministro dello Sviluppo Economico ha approvato il Decreto attuativo delle Zone Franche Urbane, pari complessivamente a 44, individuate tutte nelle Regioni meridionali: Campania, Puglia (Andria, Lecce, Taranto, Barletta, Foggia, Lucera, Manduria, Manfredonia, Molfetta, San Severo, Santeramo in Colle), Calabria, Sicilia più (in via sperimentale) i Comuni della Provincia Sarda di Carbonia-Iglesias. I finanziamenti provengono dalla riprogrammazione dei fondi europei del periodo 2007-2013, dalle risorse regionali e dalla terza fase della riprogrammazione del Piano di azione e coesione che ha già liberato a fine 2012 ben 377 milioni di euro”. Per rendere attuativo il decreto è necessario individuare al più presto le risorse necessarie a finanziare i bandi. La dotazione complessiva è di 377 milioni e per questo, è stato presentato un ordine del giorno bipartisan che sarà discusso nella prossima seduta del consiglio regionale e che impegna il presidente del Consiglio e la Giunta ad avviare tutte le iniziative presso il Consiglio dei Ministri ed il Parlamento per ottenere i fondi necessari a rendere operative le Zone franche pugliesi.

Nel frattempo, però, Il Ministro dello Sviluppo Economico, di concerto con il Ministro dell’Economia e delle finanze, con Decreto firmato lo scorso 10 aprile 2013 e in via di pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale, ha definito le condizioni, i limiti, le modalità e i termini di decorrenza delle agevolazioni fiscali e contributive per le imprese delle Zone Franche Urbane (ZFU) del Mezzogiorno.

Nello specifico, si tratta di 33 Zone delle regioni Calabria, Campania e Sicilia, e in via sperimentale, del territorio dei comuni della provincia di Carbonia-Iglesias nell’ambito dei programmi di sviluppo e degli interventi compresi nell’accordo di programma “Piano Sulcis”. (Puglia non compresa).

Nel provvedimento, emanato in attuazione dell’articolo 37 del D.L. 18 ottobre 2012, n. 179 (Decreto Sviluppo-bis), sono riportate le disposizioni attuative cui seguiranno i bandi per la presentazione delle domande.

Le risorse disponibili, come si legge nel comunicato dello scorso 5 luglio del Ministero dello Sviluppo Economico, ammontano a complessive 303 milioni di euro, integrabili con fondi messi a disposizione dalle Regioni interessate. Per i comuni della provincia di Carbonia-Iglesias la dotazione finanziaria sarà individuata con un successivo decreto interministeriale, a valere sulle somme destinate all’attuazione del “Piano Sulcis”.

E’ bene ricordare che le Zone Franche Urbane (ZFU), introdotte con la Finanziaria 2007 (Legge n. 296 del 2006), ispirandosi al modello attuato in Francia, intendevano favorire lo sviluppo economico e sociale, anche tramite interventi di recupero urbano, di aree e quartieri degradati nelle città del Mezzogiorno.

Furono individuate 22 città, di cui in Puglia, Lecce, insieme a Taranto ed Andria.

Ma operativamente le Z.F.U. non sono mai “decollate”, forse per esigenze di gettito, nonostante l’allora Ministro dello Sviluppo Economico, in data 28 ottobre 2009, arrivò ad avviare anche la stipula dei “contratti di zona franca urbana” con i sindaci dei Comuni interessati (impegni reciproci assunti dal Ministero e dai singoli Comuni per accompagnare e rafforzare l’azione di sviluppo nelle ZFU).

Successivamente, con l’art. 43 del D.L. n. 78/2010, le suddette ZFU sono state integralmente sostituite dalle c.d. Zone a Burocrazia Zero (ZBZ), estese a tutta l’Italia con l’ultima legge di stabilità (Legge n. 183/2011), in via sperimentale fino al 31 dicembre 2013. Diciamo subito che, dal punto di vista fiscale, le misure recate dalla legge di stabilità per il 2012 (art. 14) non incidono su agevolazioni che sostanzialmente erano già state riconvertite con l’art. 43, lett. b), del D.L. n. 78/2010, provvedimento che aveva sostituito l’interessante meccanismo di esenzione da IRES, IRAP, ICI, e di esonero dai contributi sulle retribuzioni da lavoro dipendente, con un sistema basato sulla concessione di contributi diretti da parte del Sindaco.

Di conseguenza, per le nuove iniziative produttive costituite dopo il 1° gennaio 2012, i vantaggi erano i seguenti:

–          i provvedimenti conclusivi dei procedimenti amministrativi di qualsiasi natura ed oggetto avviati su istanza di parte, fatta eccezione per quelli di natura tributaria, di pubblica sicurezza e di incolumità pubblica, sono adottati in via esclusiva dall’ufficio locale del Governo che vi provvede, ove occorrente, previe apposite conferenze di servizi;

–          i provvedimenti conclusivi di tali procedimenti si intendono senz’altro positivamente adottati entro 30 giorni dall’avvio del procedimento, se un provvedimento espresso non è adottato entro tale termine;

–          per i procedimenti amministrativi avviati d’ufficio, fatta eccezione per quelli di natura tributaria, di pubblica sicurezza e di incolumità pubblica, le amministrazioni che li promuovono o li istruiscono trasmettono all’ufficio locale del Governo i dati ed i documenti occorrenti per l’adozione dei relativi provvedimenti conclusivi;

–          sul fronte fiscale, ove la zona a burocrazia zero (ZBZ) nelle regioni meridionali coincida con una delle zone franche urbane (ZFU), come Lecce (delibera CIPE dell’08 maggio 2009 n. 14), le risorse finanziarie per queste ultime sono utilizzate dal Sindaco per la concessione di contributi diretti alle nuove iniziative produttive avviate nelle zone a burocrazia zero.

Ecco che l’iter procedimentale appena delineato si blocca e grazie al decreto Monti si torna a parlare di zone franche urbane di cui all’art. 37 e di zone a burocrazia zero di cui all’art. 37 bis, laddove l’art. 43 del D.L. n. 78/2010 è espressamente abrogato e le zone a burocrazia zero non prevedono più l’accentramento di tutte le competenze in capo al commissario di Governo, limitandosi a una semplificazione più blanda.

Tra gli incentivi di cui all’art. 37 del D.l. n. 179/2012 il provvedimento Economia-Sviluppo, definisce condizioni, limiti, modalità e termini di decorrenza delle agevolazioni che saranno concesse secondo il regime “de minimis” (tetto di 200mila euro in tre anni).

È prevista l’esenzione dalle imposte sui redditi fino a 100mila euro per periodo di imposta, limite maggiorabile di 5mila euro per ogni nuovo dipendente assunto a tempo indeterminato. Lo sgravio è discendente, dal 100 al 20%, nell’arco di quattordici periodi di imposta. Esenzione anche dall’Irap, in questo caso quinquennale, con esclusione di plusvalenze e minusvalenze dal calcolo del valore della produzione netta. Per i soli immobili collocati nella Zfu e utilizzati per l’esercizio dell’attività economica, scatta inoltre l’esenzione dall’Imu per quattro anni. Infine, per i soli contratti a tempo indeterminato oppure che non abbiano una durata inferiore a 12 mesi (e a condizione che almeno il 30% degli occupati risieda nell’area della Zfu), è riconosciuto l’esonero al versamento dei contributi, anche in questo caso a scalare, dal 100 al 20%, fino a quattordici anni.

Tra i requisiti di cui all’art. 37 del decreto Crescita, le agevolazioni sono aperte a micro e piccole imprese, già costituite alla data di presentazione dell’istanza, che svolgono la loro attività all’interno della Zfu e che non sono in liquidazione volontaria o sottoposte a procedure concorsuali. Tra le condizioni per l’accesso agli incentivi, le aziende «che svolgono attività non sedentaria» dovranno dimostrare di avere almeno un lavoratore dipendente a tempo pieno o parziale che svolga nella sede collocata nella Zfu la totalità delle ore e di realizzarvi non meno del 25% del volume d’affari complessivo.

Per fruire delle agevolazioni, le aziende in possesso dei requisiti dovranno presentare domanda nei termini che saranno indicati nel bando del ministero dello Sviluppo economico. Nella domanda, dovranno essere indicati l’importo delle agevolazioni richiesto e le eventuali.

Con l’art. 37 bis del D.l. n. 179/2012, di poi, al comma 3 viene evidenziato che: << Per le aree ubicate nelle regioni Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia, ove la zona a burocrazia zero coincida con una delle zone franche urbane di cui all’articolo 37, le risorse previste per tali zone franche urbane, ai sensi dell’articolo 1, comma 340, della legge 27 dicembre 2006, n. 296, sono utilizzate dal sindaco territorialmente competente per la concessione di contributi diretti alle nuove iniziative produttive avviate nelle zone a burocrazia zero>>. Nell’ambito delle attività di sperimentazione – di cui all’articolo 12, comma 1, del decreto-legge 9 febbraio 2012, n. 5, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 aprile 2012, n. 35- le zone a burocrazia zero sono una specie di zone franche del territorio nazionale le quali sono state espressamente sottratte (addirittura) a ogni «vincolo paesaggistico-territoriale o del patrimonio storico-artistico» (così l’articolo 37-bis, comma 1, del decreto legge n. 179 del 2012, convertito dalla legge n. 221 del 2012) e dove il rilascio delle autorizzazioni sono sostituite da una comunicazione che l’interessato deposita presso lo sportello unico delle attività produttive.

Di recente, la disposizione sulle “Zone a burocrazia zero” è rafforzata dal “Decreto Del Fare” del Governo Letta (Dl 69/2013, articolo 37) laddove ai fini di facilitare la vita burocratica delle imprese propone un rilancio delle forme di semplificazione già adottate di cui all’art. 37 bis accennato sopra.

Si tratta, in particolare, degli accordi sperimentali tra amministrazioni e associazioni di categoria, lanciati dal Governo Monti con l’articolo 12 del decreto legge n. 5 del 2012, convertito in legge n. 35 del 2012 (e poi ulteriormente disciplinate con successiva decretazione d’urgenza), ossia di convenzioni che possono essere stipulate tra le amministrazioni competenti e le varie associazioni di categoria «per attivare percorsi sperimentali di semplificazione amministrativa per gli impianti produttivi e le iniziative e attività delle imprese sul territorio, in ambiti delimitati e a partecipazione volontaria, anche mediante deroghe alle procedure e ai termini per l’esercizio delle competenze facenti esclusivamente capo ai soggetti partecipanti, dandone preventiva e adeguata informazione pubblica» (così la definizione offerta dall’art. 12, comma 1, del decreto legge n. 5 del 2012).

 L’obiettivo rimane quello di semplificazione basato, sostanzialmente, su accordi che derogano alle vigenti norme di legge, al fine di snellire le procedure e abbreviare i termini dei procedimenti amministrativi; ciò, alla condizione che venga data adeguata pubblicità preventiva (informazione pubblica) a tali iniziative.

Le novità adesso inserite dal decreto legge “del fare” consistono nell’estensione a tutto il territorio nazionale di queste sperimentazioni, anche al fine di creare un sistema integrato di dati telematici tra le varie amministrazioni coinvolte e di permetterne un monitoraggio complessivo che è affidato al ministero dello sviluppo economico.

Uniche limitazioni alle attività economiche così liberalizzate, la tutela dei «principi fondamentali della Costituzione, la sicurezza, la libertà e la dignità dell’uomo e l’utilità sociale, il rispetto della salute, dell’ambiente, del paesaggio e del patrimonio artistico e culturale» (così adesso dispone il comma 5 dell’art. 37 qui in esame).

 

 

3) ULTERIORE APPELLO ALLA CLASSE POLITICA PUGLIESE E LECCESE

Sono partite le agevolazioni fiscali e contributive in favore delle micro e piccole imprese localizzate soltanto nelle Zone Franche Urbane (ZFU) della Campania e della Calabria.

Le risorse economiche disponibili per la concessione delle agevolazioni sono pari complessivamente a 98 milioni di euro per la Campania ed a 54,88 milioni di euro per la Calabria.

Le istanze, firmate digitalmente, devono essere presentate, complete di eventuali allegati, in via esclusivamente telematica, a decorrere dalle ore 12 del 07 febbraio 2014 e sino alle ore 12 del 28 aprile 2014.

Sono quattro le leve utilizzate secondo il regime “de minimis”:

–         esenzione dalle imposte sui redditi fino a 100.000 euro (100% per i primi cinque anni, poi a decrescere);

–         esenzione dall’IRAP (nel limite di 300.000 euro) e per quattro anni dall’IMU per i soli immobili siti nelle Zone Franche Urbane, utilizzati per l’attività economica,

–         esonero dal versamento dei contributi sulle retribuzioni da lavoro dipendente (anche in questo caso con percentuali decrescenti).

Ora si apre la corsa delle imprese campane e calabresi in attesa che scattino i termini anche per la Puglia e la Sicilia.

Sono trascorsi oltre sette anni dalla legge 27 dicembre 2006 n. 296 istitutiva delle Zone Franche Urbane e finalmente le procedure si stanno attivando, però, solo per la Campania e la Calabria, mentre la Puglia, ed in particolare Lecce, sono totalmente ignorate.

 

4)PUBBLICATO IL DECRETO PER LE ZONE FRANCHE URBANE DELLA SICILIA: E LECCE COSA STA ASPETTANDO?

 

Pubblicato il decreto direttoriale del 23 gennaio 2014 con cui è stato adottato il bando per l’attuazione dell’intervento in favore delle micro e piccole imprese localizzate nelle Zone Franche Urbane (ZFU) della Regione Sicilia di cui al Decreto interministeriale del 10 aprile 2013.

L’intervento, per il quale sono disponibili circa 182 milioni di euro, prevede la concessione di agevolazioni sotto forma di esenzioni fiscali e contributive in favore di imprese di micro e piccola dimensione localizzate nelle Zone Franche Urbane.

Le domande di accesso alle agevolazioni potranno essere presentate dalle ore 12:00 del 5 marzo 2014 e fino alle ore 12:00 del 23 maggio 2014, esclusivamente  tramite una procedura telematica accessibile nella sezione “ZFU Convergenza e Carbonia Iglesias” sul sito del Ministero dello Sviluppo Economico.

E’ bene ricordare che, di recente, sono partite anche le agevolazioni fiscali e contributive in favore delle micro e piccole imprese localizzate nelle Zone Franche Urbane della Campania e della Calabria con risorse economiche disponibili per la concessione delle agevolazioni pari complessivamente a 98 milioni di euro per la Campania, ed a 54,88 milioni di euro per la Calabria.

E Lecce cosa sta aspettando?

Sono trascorsi oltre sette anni dalla legge 27 dicembre 2006 n. 296 istitutiva delle Zone Franche Urbane e finalmente le procedure si stanno attivando per la Campania, la Calabria, ora anche per la Sicilia mentre la Puglia, ed in particolare Lecce, sono totalmente ignorate.

 

 

 

2)VANTAGGI FISCALI

 

Irpef e Ires

L’esenzione è riconosciuta fino a 100 mila euro per ciascun periodo d’im­posta, maggiorato di 5 mila euro, ragguagliato ad anno, per ogni nuovo dipendente as­sunto a tempo indeterminato (pieno o parziale), che lavora ed è residente nel territorio della Zfu ovvero nel territorio dei comuni della provincia di Carbonia-Iglesias. L’incre­mento di personale deve esse­re rapportato al numero di di­pendenti, con lo stesso tipo di contratto, occupati nell’azien­da (e presso sue collegate) alla chiusura del periodo d’impo­sta precedente.

L’agevolazio­ne si applica per 14 periodi d’imposta a partire da quello di accoglimento dell’istanza ed è decrescente:  100% per i primi cinque periodi d’imposta;  60% per i periodi d’imposta successivi fino al decimo;  40% peri periodi d’imposta undicesimo e dodicesimo; 20% per i periodi d’imposta tredicesimo e quattordicesimo.

Partecipano alla formazione del reddito agevolabile solo i componenti positivi e negativi derivanti dallo svolgimento dell’attività produttiva, mentre ne sono esclusi i componenti di natura straordinaria. Occorrerà tenere contabilità separate nel caso in cui le imprese svolgano la loro attività anche al di fuori delle Zfu.

Per quanto riguarda il diritto alle detrazioni previste dagli artt. 2  (comma 1), 13, 15 e 16 del Tuir, nel reddito complessivo va incluso anche quello agevolato. Stesso principio per le prestazioni previdenziali e assistenziali. La somma concorre, inoltre, a determinare la base imponibile le delle addizionali regionale e comunale all’Irpef.

 

Irap

Per ciascuno dei primi cinque periodi di imposta, decorrenti dall’accoglimento dell’istanza, è esentato il valore della produzione netta nel limite di 300 mila euro.  Non rilevano minusvalenze e plusvalenze realizzate, mentre concorrono alla determinazione della produzione netta detrazioni o imposte riferite a periodi passati, ma rimandati secondo norma. Se l’azienda opera anche in altri territori, per definire la produzione netta attribuibile alla Zfu, le regole sono quelle stabilite dall’articolo 1, comma 2, del decreto istitutivo dell’Irap.

 

Imu

L’esenzione dura 4 anni e riguarda gli immobili situati nelle zone interessate, posseduti e utilizzati per l’esercizio dell’attività d’impresa.

 

Contributi lnps

Per i contributi Inps sulle retribuzioni da lavoro dipendente, l’esonero riguarda i soli contratti a tempo indeterminato o determinato con durata non inferiore ai 12 mesi e si applica a condizione che almeno il 30% degli occupati risieda nel territorio della Zfu ovvero nel territorio dei comuni della provincia di Carbonia-Iglesias. L’esonero è pari al 100% per i primi cinque anni di attività, al 60% dal sesto al decimo, al 40% per gli anni 11° e 12°, al 20% per 13° e 14°.

 

3)CONCLUSIONI

Alla luce di quanto detto a proposito del decreto attuativo delle ZFU del 19 marzo 2013 che prevede anche Lecce ma il cui progetto è ancora in fase di completamento e definizione, ed a proposito del decreto del 10 aprile 2013 già andato a buon fine che ha definito le condizioni, i limiti, le modalità e i termini di decorrenza per accedere ai contributi per l’attuazione delle 33 zone franche urbane, tra cui Lecce non compare, è il caso che la classe politica leccese si attivi nel più breve tempo possibile per beneficiare delle opportunità sia dell’interessante meccanismo di esenzione da imposte sui redditi, Irap, imposta sugli immobili nonché l‘esonero dai contributi sulle retribuzioni da lavoro dipendente previsto dall’art. 37 del Governo Monti come zfu, ma allo stesso tempo delle semplificazioni di carattere amministrativo per le imprese ribadite dal Decreto legge “Del Fare” del 21 giugno 2013 (peraltro già consentite dal Decreto Monti) come zbz e, pertanto, si sbrighi ad utilizzare le limitate risorse ancora disponibili.

Peraltro, ora che addirittura i i bandi del Mise sono stati approvati con cui ammontano a 460 milioni di euro le agevolazioni fiscali e contributive da consumarsi nelle Zone franche urbane, riservate alle micro e piccole imprese localizzate nelle aree e quartieri degradati dei comuni del Sud Italia e, nello specifico per le imprese che hanno la sede nei territori delle Zfu delle regioni Calabria, Campania e Sicilia e nei comuni della provincia di Carbonia-Iglesias, Lecce non ha più scusanti e sarebbe un peccato, del resto, perdere questa occasione.

Ci si augura che a seguito dei numerosi appelli lanciati a partire dal dicembre 2011, Lecce possa finalmente diventare zona franca urbana, e la classe politica ponga impegno e attenzione per il rilancio dell’economia pugliese- leccese.

Non si può certo ignorare un provvedimento strategico che darà un contributo decisivo per sostenere lo sviluppo del nostro tessuto industriale, e che offrirà al mondo delle imprese opportunità concrete per investire sul territorio.

 

Avv. Maurizio Villani                                                                                                                     Avv. Iolanda Pansardi

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