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Riciclaggio: a Ciancimino la Procura federale svizzera confisca i soldi bloccati a Lugano.

6 Luglio 2014 da dagata

Riciclaggio: a Ciancimino la Procura federale svizzera confisca i soldi bloccati a Lugano. Il Pubblico Ministero della Confederazione ha confiscato un tesoro di 5 milioni di euro depositati in banche svizzere da Vito Ciancimino, mafioso ed ex sindaco di Palermo deceduto nel 2002

 

I soldi di Vito Ciancimino sono confiscati. Il Pubblico Ministero della Confederazione ha effettuato il sequestro definitivo dei 5 milioni di euro appartenenti all’ex sindaco di Palermo deceduto nel 2002 e depositati in banche svizzere. Nel 2005 la giustizia svizzera aveva aperto un’inchiesta per riciclaggio e falsificazione di documenti contro il figlio e due ex consulenti di Vito Ciancimino basandosi su denunce presentate all’Ufficio di comunicazione in materia di riciclaggio di denaro. Indagini avviate in Italia per riciclaggio concernenti queste persone avevano insospettito le banche svizzere per cui gli averi erano stati sequestrati. A nulla è valso il ricorso al Tribunale penale federale che aveva respinto i ricorsi dei titolari dei conti, che non avevano impugnato la decisione, ora definitiva. Nell’aprile 2011 vi fu l’arresto in Italia di Massimo Ciancimino. I procuratori lo accusarono di aver presentato documenti falsi che testimoniavano legami tra la mafia e l’ex capo della polizia Gianni De Gennaro. Nell’ottobre 2011 la Corte suprema di cassazione di Roma condannò Ciancimino ad una pena detentiva di 2 anni e 10 mesi.

Tre anni dopo il Ministero pubblico confederato avviò un procedimento nei suoi confronti e dei suoi coaccusati “in applicazione del principio d’opportunità”. I 5 milioni di euro requisiti a Lugano a Massimo Ciancimino, erano stati“dimenticati” per tre anni dalle autorità italiane.

Ora resta aperta la questione della ripartizione con l’Italia del tesoro che dovrebbe giungere ad una divisione in parti uguali in base alla legge federale sulla ripartizione dei valori patrimoniali confiscati.

Giovanni D’Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti”, si augura che questo sia un primo tassello per il recupero di tutti i capitali che sarebbero stati illecitamente esportati all’estero da parte di italiani e che possano essere sempre utilizzati integralmente per fini di utilità sociale.

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