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Sicurezza alimentare: Rasff, allerta in Italia su carni refrigerate provenienti dall’Argentina per sospetta contaminazione da Shiga Toxin Escherichia coli

6 Luglio 2014 da dagata

Sicurezza alimentare: Rasff, allerta in Italia su carni refrigerate provenienti dall’Argentina per sospetta contaminazione da Shiga Toxin Escherichia coli

 

Nuovo allarme alimentare: batterio killer. L’Italia ha attivato, il 2 luglio 2014, il Sistema rapido di allerta europeo (Rasff n° 2014.0908) avvisando le autorità sanitarie dei diversi Paesi europei sulla presenza di Shiga Toxin Escherichia coli nelle carni e derivati refrigerati, per sospetta contaminazione.

Negli anni oramai tutti gli alimenti ne hanno fatto le spese: carne di maiale, di mucca, di pollo, uova e frutta. Oggi l’ennesimo allarme sulla sicurezza alimentare è partito dall’Italia, dilagando in tutta Europa. Al momento l’alimento incriminato è la carne refrigerata proveniente dall’Argentina. A innescare l’emergenza è stato un batterio, l’Escherichia Coli (E-Coli). Normalmente si tratta di un batterio innocuo che si trova nella parte bassa dell’intestino degli animali e dell’uomo, ed è fondamentale per i processi digestivi. Il ceppo argentino, tuttavia, è risultato molto aggressivo per l’organismo per via di una mutazione (il batterio mutato si chiama Shiga toxin-producing Escherichia coli).

I sintomi iniziali sono: forti crampi, leggera febbre, talvolta vomito ed episodi di diarrea, con possibili tracce di sangue. Tuttavia, se non intervengono complicazioni, la malattia ha un esito favorevole e si risolve, mediamente, in 8 giorni. Le complicanze sono rappresentate dalla cosiddetta Sindrome Emoltica-Uremica (Seu), una patologia che causa insufficienza renale e anemia. La Seu colpisce soprattutto i bambini, gli anziani e in generale le persone malate e debilitate. Un’altra complicazione dell’infezione è la Porpora Trombotica Trombocitopenica (Ttp), una forma di Seu accompagnata da febbre e sintomi neurologici, osservata più frequentemente negli adulti che nei bambini. La terapia di cura consiste nell’immediata reintegrazione dei liquidi e dei sali persi. L’uso degli antibiotici, invece, è spesso controindicato, perché può promuovere il rilascio di ulteriori tossine da parte del batterio e quindi peggiorare il decorso clinico.

Negli ultimi anni sono numerosi i casi di infezione umana legati al consumo di contaminati da microrganismi patogeni.

Pertanto Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, raccomanda massima allerta e di rispettare le basilari norme igieniche. Anche nel caso sospetto della carne in questione, si sottolinea che se questa carne viene cotta bene, almeno quattro minuti a 70°C si può consumare anche in presenza, eventualmente, del batterio, che viene inibito dalla temperatura. In Italia, al momento, non si registra alcun caso.

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