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Le melagrane possono fermare l’Alzheimer?

1 Settembre 2014 da dagata

Le melagrane possono fermare l’Alzheimer? Composti chimici nel frutto preverrebbero l’infiammazione delle cellule cerebrali

 

Le melagrane potrebbero contribuire a fermare la diffusione del morbo di Alzheimer. A sostenerlo un’equipe di ricercatori dell’Università di Huddersfield in Gran Bretagna.

Un composto contenuto nel frutto chiamato punicalagina aiuta a prevenire l’infiammazione che distrugge le cellule del cervello conosciuta come micrologia, secondo gli scienziati.

Si spera che dei risultati possano beneficiare potenzialmente chi soffre di artrite reumatoide e del morbo di Parkinson, riducendo l’infiammazione dolorosa da queste condizioni.

L’Alzheimer La demenza di Alzheimer oggi colpisce circa il 5% delle persone con più di 60 anni e in Italia si stimano circa 500mila ammalati con migliaia di nuovi casi diagnosticati ogni anno.

La svolta chiave negli esperimenti di laboratorio sta dimostrando che la punicalagina – che è una forma di composto chimico noto come polifenolo – scoperta nel frutto del melograno, è in grado di inibire l’infiammazione nelle cellule cerebrali specializzate conosciute come micrologia.

Questa infiammazione porta alla distruzione di un numero crescente di cellule cerebrali, rendendo la condizione dei malati di Alzheimer in progressivo peggioramento.

Non vi è ancora alcuna cura per la malattia, ma la punicalagina della melagrana potrebbe prevenire o rallentare il suo sviluppo.

Un nuovo studio è stato diretto dal dottor Olumayokun Olajide, che ha lavorato con i co-ricercatori del Dipartimento di Farmacia dell’Università di Huddersfield e alcuni scienziati dell’Università di Friburgo in Germania.

Il team ha utilizzato cellule cerebrali isolate da ratti per testare i loro risultati, che sono stati pubblicati sulla rivista Molecular Nutrition & Food Research.

Il dottor Olajide sta ancora lavorando sulle quantità di melagrane che sono necessarie, al fine di essere efficaci nella forma di un farmaco.

Tuttavia, ha sottolineato che i prodotti a base di succo che sono al 100 % di melagrana contengono circa il 3,4 % di punicalagina ed ha continuato “ma sappiamo che l’assunzione regolare e il consumo regolare di melograno hanno un sacco di benefici per la salute – compresa la prevenzione della neuro-infiammazione correlata alla demenza”.

Il dottor Olajide sostiene che la maggior parte dei composti antiossidanti si trovano nella pelle esterna del melograno, non nella parte morbida del frutto.

Anche se questo deve ancora essere scientificamente provato, la melagrana può essere utile in qualsiasi condizione per la quale l’infiammazione – non solo neuro-infiammazione del cervello – è un fattore, come l’artrite reumatoide, il morbo di Parkinson e il cancro.

In ogni caso, evidenzia Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, il frutto mediorientale usato per secoli nella medicina popolare è ritenuto da sempre efficace contro le malattie cardiache, l’alta pressione sanguigna, le infiammazioni e alcuni tipi di cancro, tra cui il cancro alla prostata.

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