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Aggiornamento epidemiologico: primo caso di Ebola diagnosticato fuori dall’Africa dell’Ovest

6 Ottobre 2014 da dagata

Aggiornamento epidemiologico: primo caso di Ebola diagnosticato fuori dall’Africa dell’Ovest

 

Il 30 settembre 2014, come si è andato rapidamente diffondendo sui media e sulla rete, il centro statunitense per la prevenzione e il controllo delle malattia (CDC) ha annunciato il primo caso importato di Ebola collegato all’attuale epidemia in Africa occidentale.

Fin dall’inizio dello scoppio che interessa quattro paesi africani ad ovest ci sono stati più di 6.500 casi di malattia di virus Ebola (EVD), di cui più di 3.000 persone sono segnalati come decedute, secondo i rapporti dell’OMS.

All’individuo che era recentemente arrivato dalla Liberia il virus è stato diagnosticato a Dallas, in Texas. Questa persona non è un operatore sanitario ed era in visita parenti negli Stati Uniti.

Il caso è stato segnalato in quanto asintomatico quando aveva lasciato l’Africa occidentale ed è rimasto asintomatico durante il viaggio e all’arrivo negli Stati Uniti il 20 settembre. La persona ha sviluppato i sintomi intorno al 24 settembre, ed ha chiesto assistenza medica il 26 settembre, mentre è stato ricoverato in ospedale e isolato il successivo 28 settembre 2014.

Le autorità sanitarie degli Stati Uniti stanno studiando le persone entrate in contatto con il paziente negli Stati Uniti che potrebbero essere a rischio di infezione. Essendo asintomatico mentre viaggiava dalla Liberia agli USA, è molto improbabile che l’individuo avrebbe infettato altri durante i voli. La persona segnalata ha sviluppato sintomi solo diversi giorni dopo i voli e quindi non era contagioso durante quel periodo.

Non è inaspettato che una persona che ha viaggiato partendo da una zona colpita da Ebola sviluppi la malattia dopo il suo arrivo in un paese non colpito durante l’epidemia in Africa occidentale.

Come indicato nell’ultimo aggiornamento dell’ECDC per la valutazione rapida del rischio, il rischio di trasmissione del virus Ebola dipende dall’individuazione precoce dei casi sospetti di EVD importati in un paese non interessato, tra cui l’Unione Europea. L’intervallo temporale per il più alto rischio di trasmissione potenziale varia dall’insorgenza dei primi sintomi e il riconoscimento della possibilità di EVD di professionisti sanitari.

Una volta che viene rilevato un caso e sono attuate misure appropriate di controllo dell’infezione Ebola, il rischio di trasmissione diventa estremamente basso. Interventi per ridurre il rischio di diffusione da un caso importato, pertanto, dovrebbero mirare a limitare questa finestra temporale.

Questo, come ricordano le istituzioni sanitarie internazionali, rileva Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, può essere fatto per esempio informando i passeggeri che arrivano da paesi interessati, della possibilità di sviluppare EVD e ricordando ai professionisti sanitari di questa possibilità nel valutare un caso di provenienza da paesi colpiti nelle ultime tre settimane. Ciò è particolarmente rilevante per una situazione come il caso di Dallas, Texas.

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