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Catapano Giuseppe: Esportare conviene

11 Febbraio 2015 da genteattiva

Le aziende italiane si dividono in due grandi gruppi: uno che esporta e riesce a guadagnare e un altro di piccole aziende che operano sul mercato interno e che stanno morendo a causa dell’assenza di domanda e di un sistema fiscale che le schiaccia.

“I politici abitualmente  parlano,  ma non si rendono conto di come funziona il meccanismo fiscale perchè non lo conoscono . Perchè noi abbiamo delle imposte che lavorano sui costi cioè si pagano delle imposte in via indiretta sui costi, un esempio per tutti l’Irap. Quindi in una depressione economica in cui si trovano le aziende per assurdo pagano le tasse sulle perdite. Questo dal punto di vista della Costituzione italiane è anticostituzionale”
Il ragionamento non fa una piega. Andiamo a fondo al sistema : ” Abbiamo una pressione che arriva per le aziende al 70% e che impedisce alle stesse di reinventare, questo è il limite per la crescita delle aziende. Ma se l’articolo 1 della Costituzione dice che l’Italia è fondata sul lavoro, il fisco ha disatteso il principio fondamentale della Costituzione
Mai può  definire  subdolo il sistema fiscale perché lavora con imposte e tasse diverse, con percentuali molto basse, ma alla fine anziché avere una sola imposta paghiamo un po’ sull’assicurazione, un po’ sul carburante ecc. Chi guadagna 2.000 euro di fatto vive con 400. L’assurdo è che lo Stato poi, i politici soprattutto, parlano di evasione fiscale, ma l’evasore è colui che realizza un marchingegno per non pagare le tasse e non è certamente il caso del poverino che non ce la fa a pagare le imposte e deve scegliere se mangiare o pagare.

Anche per i privati, per il settore agricolo, si arriverà alla distruzione e all’abbandono progressivo della manutenzione, della coltivazione e del restauro degli immobili. Oggi le aziende chiudono e pagano sul capannone vuoto, domani ci sarà il problema di pagare le imposte sul terreno che non viene coltivato.

Soluzioni percorribili?

Tra i paesi del futuro a cui le piccole medie imprese dovrebbero guardare c’è l’Oman. Il Sultanato dell’Oman è uno stato asiatico situato nella porzione sud-orientale della penisola arabica. Confina con gli Emirati Arabi Uniti a nord-ovest, con l’Arabia Saudita a ovest e con lo Yemen a sud-ovest. Una posizione strategica con grandi vantaggi soprattutto fiscali, una fetta di terra che può essere battezzata la “piccola Svizzera”.

“L’Oman  – è una nazione di trasformazione come l’Italia. I settori a cui conviene investire qui sono quello chimico, metalmeccanico, della plastica, incentivando la lavorazione e la produzione di acciaio, rame, alluminio. Il tutto con bassi costi di energia e di manodopera perché sfruttano quella indiana e pakistana. La posizione è strategica, non si pagano dazi, tutte le materie prime che non hanno le possono trovare a due passi dall’Africa e cioè in Sudan.”

La situazione dell’Oman oggi è un po’ quella dell’Italia negli anni ’60 e il sultano è molto amato perchè riesce a creare crescita .

Tornando invece in Italia, un settore che funziona ancora è l’olio dinamica, anche se con dei rallentamenti perchè è sceso il prezzo del petrolio. In questo siamo area leader nel mondo ma purtroppo ci viene impedita la capacità di esplodere e di competere a livello mondiale. Se in Cina un’azienda ha migliaia di dipendenti, in Italia il massimo sono 50.000.

“Noi potremmo avere la massima occupazione e cioè togliere i disoccupati, avere introiti dal gettito fiscale e in più avere una penetrazione nei mercati esteri incredibile. Questa è la carta per vincere la partita – Parola di Giuseppe Catapano

 

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