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Quello sfregio alla periferia di Lecce: ex concessionaria FIAT monumento al degrado. Lo stabile di via Taranto è abbandonato a se stesso da decenni

12 Novembre 2016 da dagata

Quello sfregio alla periferia di Lecce: ex concessionaria FIAT monumento al degrado. Lo stabile di via Taranto è abbandonato a se stesso da decenni

Il viaggio nelle periferie leccesi che da tempo lo “Sportello dei Diritti” documenta per denunciare il crescente degrado in cui sono cadute le zone esterne rispetto al centro cittadino al fine di stimolare l’attenzione dell’amministrazione locale a prendere iniziative per salvaguardarne il decoro ed anche per restituire dignità ai cittadini residenti, spesso considerati di serie “B” questa volta si rivolge verso quel colpo d’occhio di grande degrado che offre l’ex autoconcessionaria FIAT, un autentico monumento al degrado col quale i residenti di Borgo Pace sono costretti a convivere da un imprecisato numero di anni. Quel maestoso moloch di cemento si staglia sulla sinistra di chi percorre via Taranto con direzione “Zona Industriale”, superato il rondò recentemente completato. Un’opera di privati che è ormai poco più di un rudere di cemento armato e ruggine, come hanno tenuto a sottolineare i cittadini che lo hanno segnalato a Giovanni D’AGATA, presidente dello “Sportello dei Diritti” frequentato da persone senza fissa dimora e tossici e che si erge praticamente aperto ed in disuso e perciò a rischio per i tanti bambini che risiedono nella zona. Da quando la concessionaria realizzata in stile anni ’60 si è trasferita, questo immobile di cemento è rimasto lì come un fantasma. Ed è proprio lo stato di degrado, a spaventare soprattutto i residenti che si trovano praticamente adiacenti allo stabile. Si sa, evidenzia Giovanni D’Agata, che in questi casi poiché si tratta di strutture private non è semplice intervenire per la pubblica amministrazione, ma quando decorrono decenni nell’inerzia più totale dei proprietari è bene ed opportuno che gli enti facciano qualcosa per dimostrare la loro presenza e la superiore necessità del bene pubblico rispetto all’interesse, peraltro inerte ed omissivo di pochi.

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