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Il reddito di solidarietà è legge in Emilia-Romagna. Dal 2017 fino a 400 euro al mese per 80mila cittadini

23 Dicembre 2016 da dagata

Il reddito di solidarietà è legge in Emilia-Romagna. Dal 2017 fino a 400 euro al mese per 80mila cittadini

Un aiuto concreto per le persone e per i nuclei familiari che stanno peggio, un sostegno a chi economicamente è più in difficoltà. Si tratta di una misura che si rivolge a tutti coloro che ne hanno bisogno, con qualsiasi tipo di situazione familiare e per il tempo necessario al reinserimento sociale e lavorativo. È nato con questo obiettivo il reddito di solidarietà approvato dall’assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna. Fino a un massimo di 400 euro al mese per un anno grazie alla norma, la prima del suo genere in Italia, proposta dalla maggioranza Sel e Pd (primi firmatari i rispettivi capigruppo, Igor Taruffi e Stefano Caliandro) e approvata con i voti dei due gruppi, l’astensione del M5s, il voto contrario di Lega Nord e Forza Italia mentre Fratelli d’Italia e Altra Emilia-Romagna erano assenti. Lo strumento potrebbe interessare 80’000 persone, (dati Università di Modena e Reggio Emilia dell’ottobre 2016)corrispondenti a circa 35’000 nuclei familiari in condizione di grave povertà. Famiglie composte soprattutto da giovani coppie con tre o più figli a carico, single, anziani con bassissimo reddito (quasi il 2% dei nuclei residenti). Al reddito di solidarietà sono stati destinati 35 milioni stanziati dalla Giunta che si aggiungono ai 37 che lo Stato ha erogato all’Emilia-Romagna per il Sostegno all’inclusione attiva (Sia) misura che il Reddito di solidarietà regionale (Res) affiancherà e integrerà. Il Res, infatti, amplia la platea dei potenziali fruitori (il Sia è previsto per i nuclei familiari con un minore, o un figlio disabile, o una donna in stato di gravidanza) a qualsiasi tipo di nucleo anche composto da una sola persona. L’accesso al Res dovrà essere accompagnato da un progetto di attivazione sociale e inserimento lavorativo. L’erogazione del contributo infatti è tuttavia vincolata a percorsi di inclusione sociale e lavorativa: in pratica chi lo riceverà, commenta Giovanni D’Agata presidente dello “Sportello dei Diritti”, dovrà darsi da fare e dimostrare di volersi trovare un’occupazione. A fare richiesta potranno essere i nuclei familiari con un Isee inferiore ai 3 mila euro che già non ricevano altri contributi come il sussidio per la disoccupazione o il Naspi. Non ci sarà inoltre un limite temporale: dopo i primi 12 mesi ci sarà uno stacco di sei mesi e poi si potrà nuovamente avere il contributo. Il tutto a patto di dimostrare che si sta cercando attivamente un lavoro. I beneficiari avranno una sorta di bancomat a ricarica bimestrale. E l’ingresso e la permanenza delle persone dovrà essere gestito dai servizi sociali dei comuni in collaborazione con l’Agenzia regionale per il lavoro che dovrà aiutare le persone a reinserirsi nel nel mondo lavorativo. Già altre regioni hanno attivato da alcuni mesi dei redditi di solidarietà: il Lazio, la Lombardia, la Basilicata e la Puglia, il Molise, il Friuli Venezia Giulia e le province autonome di Trento e Bolzano.

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