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Crisi d’impresa nel post lockdown: ripensare la normativa per arginare i fallimenti

1 Ottobre 2020 da RedazioneSB

Covid 19 ha lasciato un conto pesante alle imprese italiane. Tra marzo e aprile 2020, oltre 4 imprese su 10 hanno dimezzato il valore del loro fatturatoe più della metà ha fatto ricorso alla cassa integrazione. Il solo Tribunale di Bergamo, città in cui l’emergenza sanitaria ha colpito più di altre, attende un raddoppio delle procedure concorsuali per i primi sei mesi del 2021, con il 50% in più di fallimenti. Ed è proprio da Bergamo che parte la riflessione sul futuro del tessuto imprenditoriale italiano e sulla sua capacità di reagire alla crisi, tema che sarà oggetto del convegno organizzato dall’Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Bergamo, in programma il 21 e il 22 settembre, dal titolo: “Attività e futuro dell’impresa. Organi e strumenti per il governo della crisi al tempo della pandemia” https://www.odcec.bg.it/

La crisi da Coronavirus, oltre ad aver imposto alle imprese di adattarsi repentinamente a nuovi modelli di business, infatti, ha richiesto un deciso cambio di passo anche negli strumenti e nelle professionalità di supporto alle imprese. Lo stesso Codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza, frutto della riforma avviata nel 2015, ha visto posticipare la sua entrata in vigore dal 15 agosto 2020 al 1° settembre 2021.

«Un rinvio inevitabile che dovrà essere preceduto da un’attenta revisione del testo e almeno altri sei mesi di rodaggio»– avverte Sandro Pettinato, Vice Segretario Generale di UnionCamereche presiederà la II sessione dei lavori in programma martedì, occupandosi delle prospettive future nella composizione della crisi d’impresa.  «Il codice– anticipa Pettinato – era stato pensato in un contesto completamente diverso, ma la Pandemia e il conseguente lockdown impongono di ripensare il modello previsto per gli OCRI (Organismi della Crisi) reimpostando il meccanismo con cui dovevano avvenire le segnalazioni. Non basta guardare i bilanci, bisogna basarsi anche su indicatori qualitativi e di contesto. Servono inoltre organismi composti non tanto da soggetti abilitati a occuparsi di fallimento o procedure concorsuali, ma da esperti di ristrutturazione aziendale. Infine, i costi: un processo di questo tipo oggi più che mai non può gravare su poche imprese, ma deve essere a carico della collettività».  

Se il Codice – pur meritorio nelle sue intenzioni – non sarà ripensato, secondo Pettinato, potrebbe crearsi un collo di bottiglia proprio a carico degli OCRI a cui potrebbero arrivare almeno 150 mila segnalazioni all’anno, ben lontane dalle stime pre Covid che viaggiavano sulle circa 20 o 30 mila segnalazioni. Del resto, come ricorda Unioncamere, già oggi, hanno fatto richiesta al Fondo Centrale di Garanzia circa 1 milione e 100 mila imprese, contro le 85 mila degli anni passati. L’esigenza di liquidità quindi, è evidente, anche se non tutte le aziende che al momento attraversano una fase di difficoltà finanziaria, sono in una condizione di profonda insolvenza e di reale crisi.

«I fallimenti dichiarati nel 2020 sono al momento 107 (a fronte dei 174 alla stessa data del 2019) e i concordati preventivi ammessi sono ad oggi 15 (a fronte dei 23 del 2019), ma ci attendiamo un raddoppio per il 2021. Ma, la legislazione emergenziale ha di fatto congelato per diversi mesi la possibilità di proporre istanze di fallimento ed ha ampliato i termini per la proposizione e l’adempimento dei concordati preventivi. Dunque, solo quando torneranno a operare le regole ordinarie, potremo leggere con esattezza gli effetti della pandemia sul sistema economico-finanziario delle imprese»– chiarisce Laura De Simone, Presidente di Sezione nel Tribunale di Bergamo, che coordinerà i lavori della III sessione dedicata alle soluzioni stragiudiziali e procedure concorsuali nel post lockdown. Ciò che è certo è che l’emergenza sanitaria in atto ha stravolto la realtà economica e giudiziaria del Paese e che per reinvestire, le imprese, dovranno adottare opportune contromisure e «poter contare– continua De Simone – sulla certezza delle regole e su professionalità di supporto adeguate».

«Al momento registriamo un calo del margine operativo lordo dal 30 al 40%, purtroppo in linea con la riduzione dell’utilizzo dell’energia elettrica che tocca il -12%. Inoltre, alcuni comparti, come quello metalmeccanico, subiscono più di altri un grave problema di liquidità. – affermaSimona Bonomelli, presidente dell’Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Bergamo Le misure fin qui proposte sono solo piccoli aiuti per la sopravvivenza. Non possono guidare la ripartenza che ha invece bisogno di forti investimenti in ricerca e sviluppo per favorire la creazione di nuovi canali di vendita e una nuova digitalizzazione dei processi produttivi. Anche per questo, abbiamo organizzato il convegno: mai come oggi è indispensabile favorire uno scambio di informazioni e di professionalità, a più livelli, e in maniera multidisciplinare. Solo così potremo capire come essere di concreto supporto alle aziende, e di conseguenza all’intero Paese, in questa fase così delicata».

«I provvedimenti emergenziali – aggiungeMassimo Miani, presidente del Consiglio nazionale dei commercialistinon si sono posti l’obiettivo di fronteggiare le situazioni di crisi che sorgeranno a seguito della pandemia e che, purtroppo, con grande probabilità scaturiranno nell’insolvenza. Occorre intervenire in modo proattivo nel contenimento dei futuri dissesti. Il nodo dei finanziamenti alle imprese è un terreno da monitorare, così come quello delle responsabilità degli organi di amministrazione e di controllo, per nulla scudati come è invece è accaduto in altri paese d’Europa, ad esempio in Germania. E resta la problematica delle migliaia di imprese già liquidate o insolventi. I profili di preoccupazione sono molteplici. Occorrerà dunque rilanciare il sistema Giustizia per garantire alle imprese velocità, trasparenza e certezza nel giudicato che possa essere di attrattiva anche per gli investitori stranieri. E in questo quadro il sistema deve riconoscere il ruolo fondamentale di tutti i professionisti, e dei commercialisti in particolare, che quando il Codice della crisi entrerà in vigore, saranno a fianco dell’impresa, e del suo organo di amministrazione, nella veste di sindaco, revisore, advisor, attestatore, componente dell’OCRI».

 

Tanti i relatori di rilievo che parteciperanno alla due giorni. Tra gli altri, Paolo Magri, vice presidente esecutivo e direttore dell’ISPI, aprirà i lavori lunedì 21 settembre alle ore 14.45. A seguire, Renato Rodorf, presidente della Commissione Ministeriale per la riformadel diritto fallimentare, già presidente aggiunto della Corte di Cassazione, illustrerà gli assetti organizzativi dell’impresa e il diritto societario della crisi, mentre Mauro Vitiello, capo ufficio legislativo del Ministero della Giustizia, rifletterà sugli strumenti di regolazione della crisi. Martedì 22 settembre, si confronteranno, tra gli altri, Alvise Biffi, Presidente Piccola Industria di Confindustria Lombardia, Giovanni Staiano, Consulente Abi Servizi Spa, Aniello Aliberti, vicepresidente Confindustria Bergamo, Presidente del Comitato Piccola Industria di Confindustria Bergamo e Andrea Foschi, Consigliere del Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili.

Moderano le sessioni del convegno: la Dott.ssa Simona Bonomelli, Presidente dell’Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Bergamo; il Dott. Sandro Pettinato, Vice Segretario Generale UnionCamere e la Dott.ssa Laura De Simone, Presidente di Sezione nel Tribunale di Bergamo.

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