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“Biohacker” il passaporto sanitario sottopelle, la proposta di un’azienda svedese

28 Dicembre 2021 da dagata

“Biohacker” il passaporto sanitario sottopelle, la proposta di un’azienda svedese. Sorveglianza terrificante o soluzione pratica al Covid-19? In Svezia, un paese all’avanguardia nei microchip sottocutanei, un’azienda ha sviluppato un passaporto sanitario che può essere indossato sotto la pelle

Sorveglianza terrificante o soluzione pratica al Covid-19? In Svezia, un paese all’avanguardia nei microchip sottocutanei, un’azienda ha sviluppato un passaporto sanitario che può essere indossato sotto la pelle. “Penso che sia parte della mia integrità portare un chip e tenere le mie informazioni personali per me”, spiega Amanda Back ai media locali, una cittadina di Stoccolma che utilizza il chip sviluppato dalla società DSruptive Subdermals. “Sento di avere un controllo maggiore stando nella mia mano”, aggiunge questo responsabile di uno spazio dedicato alle nuove tecnologie. Sebbene non ci siano dati pubblici su questa pratica, diverse migliaia di svedesi hanno impiantato questo dispositivo elettronico sotto la pelle negli ultimi anni per sostituire chiavi, biglietti da visita, biglietti del treno … e, nel caso di alcuni, il loro certificato di vaccinazione. Il Paese scandinavo è uno dei baluardi dei “biohacker”, che considerano questo tipo di soluzioni il futuro dell’umanità nonostante le perplessità che suscitano in molte altre persone. Più vantaggi, secondo i suoi difensori: “Un microchip impiantato costa circa 100 euro nel caso delle versioni più avanzate, rispetto ai braccialetti intelligenti, che generalmente costano il doppio; un impianto può durare 30 o 40 anni, mentre un bracciale dura 3 o 4 anni”, sostiene Hannes Sjoblad, capo di DSruptive Subdermals, per il quale il passaporto sanitario è solo uno degli esempi di possibili applicazioni di questo dispositivo. L’uomo d’affari, evidenzia Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, che si dice “molto preoccupato” per i problemi di privacy, osserva tuttavia che molte persone vedono gli impianti con paura, “come una tecnologia di sorveglianza”. I microchip “non hanno batteria e non possono trasmettere segnali da soli, non possono dire dove ci si trova e si attivano solo a contatto con uno smartphone”, ad uso esclusivamente volontario.

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