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Tassi di interesse, per la BCE una mossa rapida porta più rischi che benefici

20 Febbraio 2022 da helly

Dopo aver temporeggiato per molti mesi, adesso la Banca Centrale Europea si trova con le spalle al muro sul fronte dei tassi di interesse.
La crescita smodata dell’inflazione richiede ormai delle contromosse aggressive, come del resto si appresta a fare l’altra grande banca centrale, ovvero la Federal Reserve.

Ma la svolta da falco è una questione che riguarda ormai sempre più istituti centrali, perché è necessario reagire con forza alla crescita dei prezzi che hanno raggiunto ormai i massimi pluridecennali.

Il dilemma sui tassi di interesse

tassi di interesse bceMa è un percorso non privo di rischi. È vero che in Europa ci sono due fattori determinanti che spingono verso la riduzione della politica accomodante.

Il primo è l’aumento dell’inflazione che ha superato ormai anche le aspettative, ed è giunta oltre il doppio del target fissato dalla BCE. Se tardasse ad agire, si potrebbe venire a creare una spirale salari-prezzi che spingerebbero ancora di più la dinamica inflattiva come un martello (hammer).

Il secondo fattore è che i tassi di interesse negativi sono sempre stati impopolari. Infatti comprimono i margini di guadagno delle banche, e queste ultime a loro volta per mantenere i profitti devono scaricare i costi maggiori sui correntisti.

Gli ostacoli per una stretta

Ma procedere con una stretta monetaria comporta anche degli ostacoli, e la BCE ne è ben consapevole.
Anzitutto l’istituto centrale dovrebbe modificare la sua forward guidance, che prevede prima la fine del quantitative easing e in seguito un aumento del costo del denaro.

In teoria rispettando le sue promesse, la BCE non dovrebbe alzare i tassi di interesse prima di qualche mese ancora.
Se intraprendesse questo percorso, dovrebbe smentire sé stessa. E il rischio è diventare poco attendibile agli occhi dell’opinione pubblica, che giudicherebbe ogni futura indicazione poco credibile.

Altri problemi

Al di là di questo ci sono anche altri ostacoli che possono essere ravvisati nei rischi di una stretta prematura.
In primo luogo nell’eurozona la domanda è molto meno vivace rispetto agli Stati Uniti, per cui la Federal Reserve può essere più giustificata a procedere ad una stretta.
In secondo luogo la crescita dei salari è rimasta molto contenuta. Di conseguenza a causa dell’inflazione, il reddito reale disponibile delle famiglie è calato e se venisse effettuata una stretta, si aggiungerebbe un ulteriore danno perché prendere denaro in prestito costerebbe di più.

Infine una stretta improvvisa aumenta sempre il rischio di incidenti finanziari, dal momento che assieme al procedere della pandemia hanno marciato forte anche i livelli di indebitamento. Bisognerebbe piuttosto procedere secondo una logica di trailing stop, ossia accompagnando il percorso gradualmente.
Bisogna quindi chiedersi se di fronte a questi problemi, la BCE andrà davvero avanti con una logica più aggressiva oppure se farà una mezza frenata e ritornerà ad avere più sangue freddo e mano ferma Rispetto alla questione dell’aumento dei tassi di interesse.

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