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La Cassazione. Al mare in moto di grossa cilindrata mentre è in malattia

12 Ottobre 2022 da dagata

La Cassazione. Al mare in moto di grossa cilindrata mentre è in malattia, licenziato. Sono leggerezze che possono pregiudicare la guarigione e dunque il rientro in ufficio

Legittimo il licenziamento del dipendente durante il periodo di malattia scaturita da un infortunio che va al mare con una moto di grossa cilindrata invece di stare a riposo. Lo ha stabilito la Corte di cassazione che con la sentenza 29280/22 depositata il il 7 ottobre 2022, ha respinto il ricorso del lavoratore. Per gli Ermellini, infatti, di cui ha scritto il sito Cassazione.net, rileva Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, il motivo è fondato e, al riguardo, hanno ricordato che “Va sottolineato che il giudizio di proporzionalità, a differenza di quanto denunciato dall’uomo, è stato operato dalla Corte territoriale di Ancona che ha ravvisato che il comportamento del lavoratore aveva provocato un pregiudizio effettivo alla sua salute e aveva rallentato il processo di guarigione nei pronosticati limiti temporali nonché che la gravità dei fatti commessi era tale da ledere, in modo irreversibile, il rapporto fiduciario, anche sotto il profilo della proporzionalità della sanzione, tenendo conto del disvalore ambientale che la condotta aveva assunto quale modello diseducativo e disincentivante dal rispetto degli obblighi nascenti delle direttive datoriali, non meno che dei generali obblighi di correttezza e buona fede”. Nella vicenda, il datore di lavoro volle vederci chiaro e attraverso i servizi offerti da alcuni investigatori privati, riuscii a incastrare il dipendente in malattia. Di seguito quest’ultimo perse il lavoro per il licenziamento per giusta causa, ma fece causa al datore di lavoro. Tuttavia, i giudici della Suprema Corte hanno infine ‘sbarrato’ la strada al lavoratore disonesto: non vi sono elementi per contestare la legittimità del licenziamento dipendente di natura ‘disciplinare’, detto anche ‘per giusta causa’ o ‘in tronco’. E a nulla vale la contestazione di una violazione della sfera della privacy, nel caso il datore di lavoro si serva di investigatori privati per vederci chiaro.

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