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Banca Silicon Valley, il crack riporta alla luce vecchi errori del sistema

21 Marzo 2023 da helly

Non sarà un nuovo caso Lehman Brothers, ossia quello che innescò la grande crisi finanziaria nel 2008. Tuttavia il crack della banca Silicon Valley, ossia l’istituto che finanzia le start-up tecnologiche californiane, fa riemergere gli stessi errori che periodicamente il sistema finanziario commette.

Da dove nasce il default della banca

banca silicon valleyI problemi che hanno innescato la crisi della Silicon Valley Bank sono essenzialmente di due nature. La prima è l’incapacità gestionale di chi l’ha amministrata (se preferite, si può parlare di spregiudicatezza incontrollata). Dall’altra parte però c’è una falla nella regulation statale, riconducibile soprattutto alle mosse che fece l’ex presidente americano Donald Trump.

Anche se la gestione di questa crisi sembra in grado di evitare un effetto contagio, è giusto comunque interrogarsi sul perché siamo a discutere sempre degli stessi errori. È come se il mondo della finanza abbia sempre bisogno di piangere i suoi sbagli di tanto in tanto.

Un business mal gestito

La Silicon Valley Bank è stata messa in ginocchio soprattutto da un colossale errore di gestione. Pur essendo abbastanza snella nel suo business, che si basava essenzialmente sul raccogliere i depositi ed erogare prestiti alle start-up californiane High Tech, hanno fatto malissimo i conti.

Da una parte i depositi sostanziosi non erano coperti dall’assicurazione. Dall’altra l’attivo era costituito per lo più in esposizione in titoli di Stato a medio lungo termine, quelli più vulnerabili di fronte all’aumento dei tassi di interesse. Ora sappiamo tutti che negli ultimi mesi la Federal Reserve, come ogni altra grande banca centrale mondiale, ha alzato ripetutamente i tasti di interesse per combattere la corsa dell’inflazione.

Il corto circuito fatale

Questo ha provocato un corto circuito nella gestione della Silicon Valley Bank, perchéla deviazione standard dei titoli di stato USA è aumentata, e quando i clienti hanno cominciato a ritirare i loro depositi, l’istituto ha dovuto svincolare i titoli di Stato registrando delle perdite. E più perdeva, più altri depositanti ritiravano i loro Fondi. Alla fine la banca si è avvitata su se stessa.

La paura

Le conseguenze le abbiamo viste. Un’ondata di panico sui mercati finanziari, le borse – tanto Wall Street quanto quelle europee – sono andate in netto calo, con la comparsa dell’impiccato (candela hanging man) a sottolineare oscuri scenari. Lo Stato americano è stato costretto a intervenire d’urgenza per evitare che il panico si propagasse.
Inoltre la crisi della Silicon Valley Bank ha scatenato il bank run, ossia la corsa al ritiro dei depositi presso tutte le banche di medio piccole dimensioni degli Stati Uniti.
È chiaro che la prima grande colpa è quella dei gestori della banca californiana. Come è possibile che non si siano resi conto che di fronte a un’inflazione galoppante la Federal Reserve non avrebbe aumentato i tassi di interesse? Com’è possibile che non si siano resi conto che tutto questo le avrebbe mandate sottosopra?

La deregulation miope

Interrogativi che si fondono anche con quelli riguardanti le autorità di vigilanza. Perché è chiaro che si è lasciata andare avanti una situazione che si capiva che sarebbe diventata insostenibile. Qui delle colpe recenti ce le ha l’amministrazione Trump, che ha elevato da 50 a 250 miliardi di dollari la soglia di attività al di sotto della quale le banche sono esentate dalle regole e dai controlli più stringenti, che vengono invece applicati alle grandi banche.
Errori che si sommano ad altri errori, come purtroppo capita spesso nel mondo della finanza.

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