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Tariffe sul rame, il gioco di Trump può provocare una divergenza nei prezzi

23 Settembre 2025 da helly

Il secondo mandato da presidente di Donald Trump si caratterizza soprattutto per la forte impronta protezionistica della sua politica economica. L’inquilino della Casa Bianca ha cominciato un’aspra partita a suon di tariffe con tutti i partner commerciali. Gli effetti di questa svolta aggressiva si vedono (e si vedranno) tanto sui prezzi europei che quelli americani.

La scopo delle tariffe

tariffe import exportGli obiettivi di questa battaglia delle tariffe sono essenzialmente due: aumentare le entrate nel bilancio federale, ridurre la dipendenza americana dall’importazione di prodotti e materie prime dall’estero. Vengono colpiti non solo quei paesi con i quali gli USA sono in disavanzo commerciale, ma anche quelli che esportano negli States materie prime considerate essenziali per l’industria a stelle e strisce.

Acciaio e alluminio

I primi metalli colpiti dalle tariffe sono stati l’acciaio e l’alluminio, analogamente a quanto Trump fece nel corso del suo primo mandato, nel 2018 (costringendo l’UE ad aprire un ombrello protettivo). Due proclamations hanno fissato dazi del 25% su tutte le importazioni di acciaio e alluminio, inclusi i prodotti derivati. La base giuridica di questo provvedimento è che sono considerati metalli critici per la sicurezza nazionale. Questi dazi sono stati successivamente raddoppiati al 50% con un’altra proclamation.

Il caos attorno al rame

L’altro metallo colpito dai dazi è il rame, perché le quantità importate e l’eccesso di capacità produttiva globale creavano danni all’economia statunitense. Inoltre il rame è il secondo materiale più utilizzato dal Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti. Sicurezza nazionale. Senza considerare poi che il mercato del metallo rosso è dominato dalla Cina, che ha scalzato proprio gli USA che sono stati leader mondiali nella produzione per gran parte del XX secolo, mentre oggi ne devono importare più di 800 tonnellate l’anno.

Le tariffe sul rame hanno però imboccato un sentiero più tortuoso. Il dazio del 50% era solo su alcuni prodotti derivati, mentre il rame grezzo era esente (a differenza di acciaio e alluminio), anche se Trump ha lasciato aperta la porta a tariffe anche su quello.

Le conseguenze

Questa incertezza ha provocato una impennata delle quotazioni del rame al Chicago Mercantile Exchange (CME). Cosa ancor più importante, aveva scavato un solco rispetto alle quotazioni al LME (in Europa). Mentre a Chicago il prezzo è schizzato oltre i 12 dollari per tonnellata, in Europa è rimasto tra 8,5 e 10 dollari per tonnellata. Dopo che il regolamento del 30 luglio ha escluso il rame grezzo dalle tariffe, i prezzi finanziari del rame al CME hanno perso il 22% in un solo giorno, imponendo operazioni di market to limit agli investitori mentre il prezzo si riallineava ai valori del mercato di Londra.

Conclusioni

Le tariffe statunitensi sul rame hanno profondamente incrementato la volatilità dei prezzi al CME, perché spingono i fornitori a deviare verso altri mercati una parte delle esportazioni originariamente destinate agli Stati Uniti, riducendo così l’offerta interna americana (dove i prezzi salgono) e aumentando al contempo la concorrenza sui mercati esteri (provocando un calo o quantomeno una frenata delle quotazioni). Ecco perché per il prossimo futuro è ragionevole pensare che i prezzi statunitensi saranno comunque superiori a quelli europei e cinesi.

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