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Badanti: raddoppiano il numero degli italiani, sia uomini che donne, al servizio degli anziani

1 Novembre 2012 da dagata

Badanti: raddoppiano il numero degli italiani, sia uomini che donne, al servizio degli anziani. In controtendenza il lavoro domestico una volta monopolio delle lavoratrici immigrate

Con l’allungamento della vita media e l’aumento considerevole del numero degli ultraottantenni che continua a crescere nei prossimi decenni esso rappresenterà circa il 7% della popolazione italiana, il mestiere di badante sta diventando una tra i più diffusi in Italia. I dati sul numero di persone che svolgono questa attività, sono altissimi: un milione e cinquecentomila persone in tutt’Italia ma con le percentuali più elevate che ci dicono che la gran parte risiede prevalentemente al centro – nord. Una cifra raddoppiata negli ultimi anni mentre le statistiche dicono che su 1000 operatori, quasi 200 sono italiani con una percentuale di questi ultimi destinata a crescere a sfavore di quella degli stranieri. Con drammatica certezza, la conseguenza di tutto ciò è determinata dalla crisi che ci sta spingendo a cercare di tamponare le difficoltà economiche proponendoci per questo tipo di lavori.
Da molti sono ritenuti come una sorta umiliazione, un fallimento, ma la grave crisi del reddito e l’assenza di lavoro li fanno considerare come l’ultima spiaggia per salvare la propria famiglia. La gran parte sono donne più anziane delle loro colleghe straniere, sposate, separate o vedove con età superiore ai 40 anni, o con il marito in cassa integrazione, casalinghe, pensionate o disoccupate ma anche uomini, giovani o cinquantenni in cerca di lavoro che non lo hanno mai avuto o che lo hanno perso in questo periodo di crisi economica.
Allo stesso tempo, però gli italiani spesso si prestano per mansioni diverse rispetto alle straniere che sono solo donne, con servizi più leggeri e più brevi, spesso inerenti alla compagnia piuttosto che all’assistenza totale. Mentre le straniere, sottolinea Rosalba Bove D’Agata, responsabile del settore immigrazione dello “Sportello dei Diritti” nonché dell’Area Dipartimentale Nazionale “Immigrazione e Integrazione” di Italia dei Valori, sono vincolate alla ricerca di un alloggio e di un lavoro quali precondizioni imposte dalla famigerata legge Bossi-Fini per il rilascio del permesso di soggiorno, che le spinge a cercar lavoro nelle case di anziani non-autosufficienti perché quest’occupazione risolve loro questo tipo di doppio problema.
Le italiane generalmente prestano servizi di cura e manutenzione della casa e non considerano il loro un vero lavoro ma piuttosto un ripiego, che abbandonano appena possono.
C’è poi il caso delle giovani, spesso studentesse, che per diverse ragioni svolgono lavoro in qualità di baby sitter o di compagnia agli anziani.
Di solito le persone che decidono di cercare una badante a tempo pieno si trovano con l’acqua alla gola, con parenti anziani che non sono più in grado di stare da soli, bisognosi di assistenza continua. La richiesta verte quindi su persone disponibili notte e giorno e questo è il profilo delle lavoratrici straniere. I servizi offerti vanno dall’assistenza alla persona, che comprende le attività di igiene personale, aiuto per alzarsi dal letto, lavarsi, vestirsi e di preparazione e somministrazione dei pasti. Anche le pratiche di carattere parasanitario, come la somministrazione di farmaci o la valutazione di sintomi che rendono opportuno a far intervenire o meno il medico. Inoltre l’assistenza domestica, che comprende la pulizia ed igiene dell’alloggio e degli arredi, il riordino del letto e della stanza, il cambio della biancheria, il bucato e la stiratura. L’assistenza nelle relazioni con l’esterno per anziani autosufficienti, che consiste in un supporto pratico al di fuori del proprio domicilio come la gestione della spesa, il disbrigo di eventuali pratiche amministrative e di piccole commissioni, l’accompagnamento in ospedale o alle visite mediche, sostegno al mantenimento della vita di relazione. L’offerta di manodopera a basso costo ha permesso a molte famiglie italiane di trasformarsi in datori di lavoro, avvalendosi di un aiuto, che prima non avrebbero mai immaginato di potersi permettere. Le collaboratrici straniere guadagnano, infatti, in media il 20% in meno delle colleghe italiane. Ora l’arrivo sul mercato delle assistenti familiari italiane spiazza le famiglie, abituate da anni a rivolgersi solo alle straniere.
Per Giovanni D’Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti”, sono questi i dati sorprendenti che la crisi economica fa emergere: delle vere e proprie inversioni di tendenza nel mercato del lavoro. Gli italiani tornano a fare lavori che avevano assunto una tipizzazione in quanto pressoché esclusivi dei migranti, mestieri nei quali, fino a poco tempo fa, avrebbero fatto fatica addirittura ad immaginarsi.

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