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Aumenta il commercio illegale di fauna selvatica ed affini su internet

8 Maggio 2013 da dagata

Aumenta il commercio illegale di fauna selvatica ed affini su internet: “web dark”, il luogo dove trovare di tutto

 

La rete, lo ripete da tempo lo “Sportello dei Diritti”,  rappresenta una fantastica opportunità di conoscenza per tutti, un mondo di interscambi, rapporti di svariata natura, tra cui acquisti legali anche tra i più insoliti, ma anche una fonte pressoché inesauribile di commerci illegali, probabilmente, ormai la prima fonte.

Una delle testimonianze principali di un volume d’affari multimiliardario, ma illecito, è rappresentato dal commercio illegale di fauna selvatica, affini e derivati. Su internet, ormai, si può trovare di tutto: da zanne di elefante, pelli di orso polare, pinne di squalo, corni di rinoceronte, mani di gorilla adulto e persino tigri vive possono essere acquistati on-line se si sa dove – e come – scovarli.

Esiste, insomma, un web occulto o “web dark” come viene chiamato, dove molti, in forma anonima trovano terreno fertile per traffici illegali, comunemente associati a quello delle armi, la pedopornografia e il traffico di droga.

Secondo l’Interpol, le specie in via di estinzione rappresentano oggi il terzo tipo di merce maggiormente commercializzato in via illegale a livello mondiale dopo droga e armi.

Il commercio di fauna selvatica on line è visto dalle organizzazioni criminale come un tipo di attività illecita ad alto profitto e a basso rischio, ha recentemente spiegato al “Guardian” Kelvin Alfie del Fondo internazionale per il benessere degli animali (IFAW). Ed in molti si starebbero spostando dai luoghi accessibili al pubblico ad “angoli bui” del web.

Perché sono necessari software speciali per accedere a questi spazi e le comunicazioni vengono rimbalzate attraverso un gran numero di server e computer, in modo da mantenere più facilmente l’anonimato – e svolgere attività illegali – nella parte di rete “oscura”.

L’IFAW nel report sul Web pubblicato a febbraio in merito alle indagini dell’Interpol sul commercio di avorio nei paesi europei ha sottolineato che “Internet è il più grande mercato del mondo. Non regolamentata, anonima e praticamente illimitata a portata di mano, che offre infinite opportunità per le attività criminali, tra cui un fiorente commercio illegale di fauna selvatica protetta”. “Le indagini dell’IFAW su questo commercio hanno rivelato una serie impressionante di fauna selvatica e prodotti derivati per la vendita on-line.”

Il rapporto in questione, conclude chiedendo una nuova legislazione e finanziamenti aggiuntivi per aiutare gli inquirenti e le forze di polizia che operano a livello internazionale a reprimere il commercio illegale di fauna selvatica on-line.

Per Giovanni D’Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti”, l’Italia dovrebbe perorare questa necessità a livello di istituzioni europee sin da subito per una più efficace lotta a tutti i commerci illegali negli “spazi oscuri” del web e per una  migliore e più stringente regolamentazione delle compravendite in rete dove le organizzazioni criminali sembrano essere sempre più avanti delle forze di polizia.

Al contempo, è opportuno ricordare a tutti coloro che sono tentati dall’acquisto di fauna o flora selvatica, ed in particolar modo di specie in via d’estinzione che in Italia dal lontano 19 dicembre 1975 è stata ratificata con la legge n. 874 la Convenzione di Washington sul commercio internazionale delle specie di fauna e flora selvatiche minacciate di estinzione, mentre con la successiva legge del 7 febbraio 1992, n. 150 (in Gazz. Uff., 22 febbraio 1992, n. 44), sono state stabilite pene severe per chiunque commerci o detiene specie animali e vegetali in via d’estinzione.

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