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Roberto Villa, straordinaria mostra alla Milano Art Gallery organizzata dal manager Salvo Nugnes

2 Gennaio 2014 da ufficiostampa

La storica e prestigiosa “Milano Art Gallery – Spazio Culturale” annuncia una nuova imperdibile mostra dedicata a Pier Paolo Pasolini: il 23 Dicembre 2013 inaugurerà una straordinaria esposizione, organizzata dal manager Salvo Nugnes, degli scatti fotografici che il Maestro fotografo Roberto Villa ha realizzato sul set de “Il fiore delle mille e una notte”, del rinomato regista Pasolini.

Una documentazione cinematografica unica, come racconta l’autore Roberto Villa nell’intervista che segue.

D- COME NASCE LA MOSTRA DEDICATA A PIER PAOLO PASOLINI DAL TITOLO “IL FIORE DELLE MILLE E UNA NOTTE”?

R- Conosco da circa tre anni il manager Salvo Nugnes, mi ha detto che un giorno avremmo fatto questa mostra e infatti ci è riuscito. La mostra riguarda un lavoro sul film “Il fiore delle mille e una notte” perché sono stato invitato da Pasolini ad essere presente sul set del film nel 1972. Ho incontrato Pasolini a un dibattito sui temi nascenti della trasmissione di film in televisione e dell’interruzione dei film per inserire la pubblicità; tra i presenti c’era anche Pasolini. Ho chiesto se fosse interessato ad una conversazione sul tema del linguaggio cinematografico e lui ha risposto di si, aggiungendo che di lì a poco sarebbe partito per l’Oriente per la realizzazione del film; se avessi voluto avrebbe informato la produzione che ci sarebbe stato un fotografo sul set. Sono rimasto lì per oltre tre mesi, cento giorni circa. È stato un lavoro di documentazione sull’attività di Pier Paolo Pasolini, durante la quale ho discusso con lui dei problemi linguistici che mi interessavano e tutt’ora mi interessano; sono infatti più un critico linguistico prestato alla fotografia che un fotografo vero e proprio. Allora ho abbandonato il lavoro che facevo qui, avevo uno studio fotografico anche di successo, ho lasciato tutto e sono partito. Il linguaggio cinematografico riguarda in sostanza i meccanismi interni ai film, cosa poco nota al pubblico, che solitamente li subisce piuttosto che leggerli, non li conosce e non ne fruisce i contenuti.

D- DURANTE IL VERNISSAGE DELLA MOSTRA ALLA MILANO ART GALLERY RACCONTERA’ DEL SUO VIAGGIO CON IL POETA-REGISTA AI PRESENTI?

R- Certamente, suppongo che ci sarà qualcuno che avrà delle curiosità su quanto sta vedendo. Le immagini sono una quarantina su 8 mila scatti; quello che di solito viene esposto è un nucleo di 100 immagini. Per quello che concerne il lavoro è stato realizzato seguendo la modalità rappresentativa dei maestri della pittura e dell’arte dei secoli passati, cioè le composizioni non sono casuali e le immagini sono stampate pari pari alle diapositive che le hanno prodotte; in quel periodo l’immagine era analogica quindi andava su pellicola, e la pellicola che si usava per il colore era la diapositiva. Solamente per uso familiare si usava il negativo da cui si ricavavano le “stampine”, mentre per uso professionale si usava la diapositiva, la quale se non è fatta bene subito è sbagliata, non c’è via di mezzo. Le inquadrature che si vedono seguono i canoni delle sezioni auree, delle prospettive centrali, dei rapporti armonici, quindi tutto quello che chi fa pittura dovrebbe sapere…anche se spesso non è così.

D- HA INVITATO QUALCHE PERSONAGGIO ILLUSTRE ALL’INAUGURAZIONE?

R- Preferisco invitare dei competenti, che sono Docenti di tematiche letterarie o cinematografiche. Forse ci saranno, come mi preannunciava Salvo Nugnes, dei personaggi illustri con cui ho parlato nei mesi scorsi che avranno piacere di vedere la mostra, ma il mio punto di riferimento sono gli studiosi, che possono apprezzare il mio lavoro a due livelli: uno sulla specificità del lavoro SU Pasolini, e del lavoro DI Pasolini, e l’altro per la realizzazione fotografica, e qui intervengono più quelli che amano la fotografia, che riescono ad apprezzare le difficoltà con cui si lavorava in quelle condizioni per tirare fuori delle immagini compite e compiute. Il pubblico generale può essere molto incuriosito, chiedermi come era Pasolini, come si comportava, come spesso mi accade, ma alla fine devo dire che nella mia vita ho conosciuto dei geni, ma se lei parla con un genio non ha mai un comportamento diverso da una persona normale, non sta sospeso a mezz’aria, non dice cose incredibili; i geni sono delle persone normali che nella loro attività fanno delle operazioni che hanno una qualità insuperabile.

D- LA MOSTRA E’ ITINERANTE. IN QUALI PAESI E’ STATA ALLESTITA FINORA?

R- La mostra su Pasolini si è tenuta in Spagna a La Coruña, città all’estremo Nord Ovest del confine spagnolo, a San Paolo in Brasile, a Buenos Aires, a Los Angeles, a Tallin in Estonia; in Italia è stata presentata per sei mesi alla Cineteca di Bologna, presso la quale è stato aperto un fondo a mio nome, e ancora tre mesi nel 2012 a Casarsa della Delizia, praticamente casa di Pasolini. L’anno prossimo ci sono prenotazioni a Santiago del Cile, Toronto, Genova e altre tappe da confermare. Le mostre vengono solitamente organizzate da Ambasciate e Consolati o dagli Istituti di cultura, quasi mai da Gallerie private; a volte si appoggiano a quest’ultime, come è successo per esempio a Tallin, in cui la mostra è stata inizialmente esposta in una famosa Galleria della città ma poi è stata spostata addirittura al Palazzo del Parlamento.

D- COME RICORDA LA SUA COLLABORAZIONE CON PASOLINI?

R- Sul set ho avuto da Pasolini la disponibilità totale, mi muovevo liberamente come fossi stato trasparente; il mio primo intento infatti era quello di non disturbare i lavori in corso. Il nostro rapporto era come quello tra un grande Maestro e uno come me che aveva chiare visioni delle problematiche della comunicazione audiovisiva, ricordando tra l’altro che “audiovisivo” è un termine coniato proprio da Pasolini, con il quale ho parlato molto delle tematiche concernenti il linguaggio cinematografico. Pasolini infatti è stato il primo al mondo a fare saggi di linguistica e anche cinema; mentre tutti gli altri facevano solo letteratura e saggistica o decidevano di dedicarsi solo al cinema lui ha fatto l’uno e l’altro, portandoci a suo modo, all’interno del suo lavoro, le conoscenze linguistiche che aveva maturato studiando e elaborando nuove possibili visioni.

D- QUALI SONO I SUOI PROGETTI FUTURI?

R- Penso che questo documento sia importante perché è unico nella storia del cinema; infatti quando si fa qualcosa si riesce a capirla quando la si fa vedere quarant’anni dopo e non è più una foto ma un documento, sono due cose diverse. Se io fotografo oggi una cosa che è sotto gli occhi di tutti ma nessuno fotografa e che se sono l’unico a fotografarla fra qualche tempo quella foto ne sarà l’unico documento disponibile. Non sarà una foto del genio ma un documento disponibile, che potrebbe essere fatto girare presso altre sedi, come io faccio sempre.  Inoltre tengo dei seminari sia sul cinema di Pasolini sia nell’ambito della fotografia e dei processi linguistici che sottostanno alla realizzazione di un lavoro fotografico.

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