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Google Glass: la polizia americana come Terminator. Quando sicurezza e nuove tecnologie possono andare di pari passo

11 Febbraio 2014 da dagata

Google Glass: la polizia americana come Terminator. Quando sicurezza e nuove tecnologie possono andare di pari passo

 

La polizia di New York sta testando gli occhiali che gli potranno consentire di individuare più facilmente persone ricercate e criminali.

In vendita da un solo anno nella loro versione beta, gli occhiali di Google sono attualmente in fase di test da parte del grande battaglione di poliziotti degli Stati Uniti, il celeberrimo Dipartimento di Polizia di New York (NYPD, 34.500 uomini).  “Stiamo valutando la possibilità che questi occhiali offrono”, ha afferma il commissario Stephen Davis, pur sottolineando che essi non sono ancora utilizzati dalle pattuglie.

V’è da dire che già da diversi mesi, la polizia di San Francisco ha dotato i suoi ufficiali di smartphone di marca Samsung.

In entrambi i casi, l’obiettivo è di dotare le forze dell’ordine di dispositivi wireless, utilizzabili in strada per conoscere in tempo reale i database digitali, individuando i criminali.

Più pratici e leggeri, “gli occhiali Google rischiano di vedere il loro uso molto diffuso”, ha detto il portavoce della polizia di San Francisco. Oltre all’identificazione dei criminali, Google Goggles servirà anche, grazie al computer ed alla fotocamera integrata, a filmare scene del crimine con relativa discrezione.

Al di là della questione, in definitiva, circa la riservatezza dei dati, questo annuncio ha fatto sollevare una serie di domande circa una possibile partnership tra Google e la polizia. Soprattutto perché questo “test” da parte della polizia arriva dopo i recenti scandali sugli accessi da parte dei servizi di intelligence sulle informazioni degli utenti di Google, Facebook, Microsoft e altri giganti della rete.

Al momento però lo stesso colosso americano ha smentito la sussistenza di una qualsiasi partnership con le forze di polizia, una circostanza che – sottolinea Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti” – conferma che in altri paesi vi è una seria e serrata ricerca verso tutti gli strumenti possibili che le nuove tecnologie possono fornire che possano contribuire ad una seria lotta alla criminalità organizzata.

Ancora una volta, però, l’Italia potrebbe dimostrare di voler superare questo gap avviando una sperimentazione analoga anche nel nostro paese attraverso la dotazione immediata alle nostre forze dell’ordine di questo tipo di dispositivi, ovviamente contemperando le necessarie ed inderogabili esigenze di privacy che molto spesso si dimostrano confliggenti con l’utilizzo di tali apparecchi.

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