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Le tasse a Hong Kong

27 Novembre 2017 da Merellir

Con intenzionalità o no, rimane il fatto che, nell’abbandonare il paese per anni sotto la Corona britannica, gli inglesi hanno decretato per Hong Kong un lungo periodo ‘tax free’.

Un abbandono con ‘pacco regalo’

L’anno 1997 fu fondamentale per i cittadini di Hong Kong: l’abbandono politico della Corona britannica dal territorio e il rientro sotto il protettorato cinese, avvenuto tramite la sottoscrizione di clausole ideali per chi è alla ricerca di un paradiso offshore nel quale ricostruire una nuova vita con pochi vincoli fiscali
Una di queste agevolazioni, la più eclatante, è la possibilità di usufruire per gli imprenditori di una tassazione nulla: sì, le tasse a Hong Kong equivalgono allo 0%!
Chi contesta tutto ciò solitamente avanza ipotesi relative a mancanza d’amore per il proprio paese, che il welfare si mantiene a certi livelli proprio grazie alla tassazione, idee bellissime nate per sistemi sociali avanzati, in Italia purtroppo utopie per pochi illusi.
Corruzione, mafia, governi e apparati di partito malati nel profondo, hanno oramai decretato per la tassazione italiana, non tanto la raccolta di quei fondi destinati a nutrire il welfare, ma la grande entrata di euro destinata a sanare il malgoverno, le tangenti a tutti i livelli, nutrendo partiti, dirigenti, classi amministratrici.

Meglio ricostruirsi una vita altrove

Abbandonare il proprio paese non è mai facile: comunque, nonostante tutto, l’Italia per molti expat rimane nel cuore con i suoi cibi, il suo territorio meraviglioso, la sua cultura, il suo popolo, eppure sempre più italiani abbandonano il Belpaese alla ricerca di sistemi sociali più agevoli.
Le tasse a Hong Kong sono nulle contro una fiscalizzazione italiana, soprattutto per coloro che tentano ancora e nonostante tutto di aprire attività commerciali o piccole imprese, importante, alle volte la maggior percentuale dell’intero guadagno. Com’è possibile costruire quindi un paese, che si ritiene ancora capitalista, se viene a mancare il fondamento, cioè la possibilità di avere quel denaro necessario per far circolare l’economia interna attraverso la compravendita di merci e servizi?
Impossibile …

Trasferirsi a Hong Kong come scelta di vita in un paese non assillato dal fisco

Ecco quindi che per molti italiani (ciò ovviamente vale per molti cittadini occidentali ed asiatici) nasce la necessità di ricercare un paese fiscalmente easy: trasferirsi a Hong Kong, avviare un’attività imprenditoriale sul posto, consente di usufruire di un sistema nel quale le tasse a Hong Kong sono nulle e ciò varrà per almeno trent’anni, data nel quale scadrà la ‘deadline’ voluta dagli inglesi.
Sull’isola cinese vale la tassazione territoriale, cioè l’obbligo di contribuire con il pagamento delle imposte applicato però sulla produzione interna, per l’export non sono applicate tasse per l’imprenditore, solamente per i lavoratori con la ritenuta alla fonte in quanto soggetti fiscali.
Un buon motivo per valutare un trasferimento rivolto ad una produttività ispirata all’esportazione del prodotto.

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