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Inflazione e Curva di Phillips, il petrolio sta segnalando la “fine corsa”

10 Luglio 2021 da helly

C’è un concetto ben noto a chi mastica di economica. Si tratta della curva di Phillips. In sostanza si tratta di una relazione inversa che c’è tra il tasso di inflazione e il tasso di disoccupazione. Se cresce la disoccupazione ci sarà una pressione minore sui salari, un decremento della domanda aggregata e in definitiva un calo dei prezzi.

La minaccia dell’inflazione

inflazionePerché la curva di Phillips è un concetto molto attuale? Perché valeva 50 anni fa come vale oggi, e anzi proprio in questo periodo sta funzionando questo meccanismo.
Negli Stati Uniti c’è stata una forte fiammata dell’inflazione, mentre la disoccupazione si è abbassata al punto tale che inizia a diventare difficile coprire i posti vacanti.

La fine del “mondo perfetto”

Proprio per questo meccanismo, molti analisti sono scettici quando sentono dire a Powell, capo della Federal Reserve americana, che l’inflazione è soltanto temporanea e tra qualche mese i prezzi torneranno a mitigarsi un po’.
Il rischio inflazione è ormai un fatto certo. Ma tutto sommato era logico che finisse così, perché negli ultimi dieci anni l’inflazione è stata quasi zero, i tassi di interesse sono stati a zero e c’è stata liquidità in eccesso per tutti, con gli oscillatori di analisi tecnica che venivano puntualmente smentiti.
Ma un mondo così perfetto prima o poi doveva avere un epilogo.

Il segnale che arriva dal petrolio

Ed ecco quindi che si è materializzato negli analisti il timore dello scoppio della bolla dell’azionario. Un timore che si accompagna ai dubbi relativi al “se” e al “quando“.
A ben guardare, un segnale in tal senso c’è. Arriva dal petrolio. L’oro nero starebbe infatti per segnalare il “fine corsa”.

Dopo essere sceso a livelli inimmaginabili durante la primavera del 2020 (addirittura il WTI è sceso in negativo!), è partita una corsa parallelamente alla ripartenza dell’economia globale. Oggi il petrolio ha sfondato stabilmente i 70 dollari al barile, con l’indicatore ROC trading (rate of change) che è schizzato verso l’alto.
Storicamente il petrolio ha un importante ruolo di anticipatore della fine della pacchia sui mercati azionari, visto che le sue fiammate innescano l’inflazione, che a sua volta storicamente ha portato l’economia in recessione nei mesi successivi.
Fattori che oggi sono ben chiari, e che giustamente spaventano gli analisti.

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