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Un terzo dei bambini mangia davanti a uno schermo

16 Dicembre 2013 da dagata

 

In uno studio condotto dall’Unione francese dei produttori degli alimenti per l’infanzia (CCFJS), che comprende i produttori industriali di cibo per bambini (latte per neonati, omogeneizzati, ecc.), come Nestlé o Blédina, il 15% dei neonati da quindici giorni a tre mesi incomincia a mangiare davanti ad un televisore o un altro schermo! La ricerca, rileva Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, è stata pubblicata martedì 26 novembre, e riporta una tendenza a dir poco preoccupante che ci è stata segnalata anche in Italia ma che fino ad oggi non aveva ricevuto rilevanza scientifica.

Quasi un terzo dei bambini sotto i tre anni di età mangia davanti ad un video, abitudine che li fa assorbire più sostanze nutritive, secondo lo studio di un’organizzazione professionale che ha rilevato anche la riduzione dei pasti completi nella prima età.

Lo studio è stato condotto mediante un sondaggio che ha riguardato ben 1.188 madri di bambini di età compresa tra 15 giorni e 3 anni che rappresentano solo una parte della popolazione francese mentre i genitori “a rischio povertà” sono stati esclusi dal sondaggio.

In particolare, risulta che “il 15% dei neonati da quindici giorni a tre mesi mangiare davanti ad una distrazione”, vale a dire un televisore o altro display. Questo fenomeno aumenta con l’età e, in totale, il 29% dei bambini da 0 a 3 anni mangiano davanti uno schermo.  “Oltre alla modifica del pasto amichevole, così importante a questa età, il tavolo televisivo ha implicazioni dal punto di vista alimentare”, ha affermato il pediatra Alain Bocquet, responsabile nutrizione dell’associazione dei pediatri AFPA, a seguito di questo studio.  Un bambino che mangia davanti alla TV consuma di più perché ha ingoiato meccanicamente senza assaporare un pasto senza rendersi conto delle rimozioni, ha sostenuto lo specialista, citato dal CCFJS.

Uno studio parallelo ha rilevato un calo dell’età in cui vengono effettuati i primi “pasti completi”.  E ‘ormai una media di 10 mesi, due mesi più tardi in riferimento al 2005 ad un precedente studio analogo del CCFJS. L’introduzione dei primi pasti nei piatti avviene anche “relativamente tardi” a 12 mesi in media.

Il CCFJS indica anche che è stato notato con questo studio un alimento di “rottura” a 12 mesi, circa il tempo del raggiungimento della facoltà di camminare. Il bambino è ormai considerato un “mini-adulto” e si comincia a dare lo stesso cibo come se fosse già grande.

Prima di questa età, lo studio rileva che il 46% delle madri allatta il proprio bambino quando è tra i 15 giorni e 3 mesi.  Quindi la percentuale di donne che allattano scende al 16% per quelli i cui figli sono tra gli 8 ei 11 mesi.

La percentuale di donne che allattano rimane ben al di sotto di quello mostrato dai paesi nordici, ma il divario si sta restringendo, dice lo studio. I bambini che sono stati allattati al seno “sembrano” essere anche meno inclini a “néophobies food” – termine utilizzato per indicare il rifiuto di nuovi alimenti – e accettano più facilmente carne, pesce, uova e frutta.

 “La ricerca scientifica suggerisce che i bambini che sono stati allattati al seno avranno più facilmente familiarità con gusti diversi a seconda della varietà di alimenti consumati dalla madre durante la gravidanza e l’allattamento”, ha detto il dottor Bocquet.  Quest’ultimo, sempre citato da CCFJS, si rammarica inoltre che “quasi la metà delle mamme non danno importanza al fatto di quando il bambino rifiuta un alimento, allora è ormai ben dimostrato che essa deve perseverare nel proporre il cibo. 

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