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Inflazione, stagflazione e recessione: ecco le parole che fanno tremare il mondo

22 Luglio 2022 da helly

Fino a pochi mesi fa il mondo parlava del rischio stagflazione, ossia bassa crescita e alta inflazione. La guerra in Ucraina invece ha fatto emergere un nuovo timore, quello della recessione, che sta emergendo come preoccupazione principale da metà maggio.
Che sia l’uno o l’altro, comunque si tratta di una situazione negativa, con la quale dovremo fare i conti.

Il problema di combattere l’inflazione

inflazioneVa evidenziato anzitutto che in entrambi i casi si troveremo a fronteggiare uno scenario con una forte inflazione, mentre quello che cambia è solo l’andamento della crescita economica: modesta (stagflazione) oppure in calo (recessione).

Ma le due situazioni presentano un aspetto comune: la complessità nel fronteggiarle, visto che i tipici strumenti di politica monetaria ed economica (in primo luogo la manovra dei tassi di interesse di riferimento) possono rispondere a solo uno dei due problemi, ma potenzialmente finiscono per inasprire l’altro.

Il dilemma delle banche centrali

Questo è il grosso dilemma con cui stanno facendo i conti le banche centrali: combattere l’inflazione oppure alimentare la crescita?
Al momento non c’è dubbio che la priorità spetta al contenimento dell’inflazione – anche perché i leading indicators segnalano ulteriori aumenti – piuttosto che alla crescita economica.

Chi ha cominciato il ciclo di inasprimento monetario, come la FED, sa bene che sacrificherà lo slancio della sua economia. Ma la FED questo “lusso” se lo può permettere, entro certi limiti.
La BCE invece non può, perché l’Eurozona non è abbastanza robusta da reggere mosse troppo restrittive, soprattutto dopo lo scoppio della guerra in Ucraina.

La posizione peggiore dei Paesi emergenti

Allargando il campo, stanno messi ancora peggio i Paesi emergenti. Infatti il rallentamento dell’economia globale in un regime di dollaro forte non crea un ambiente favorevole per le loro valute, che rimarranno sotto pressione. Ne risentono per propagazione come le onde di Wolfe. Questo finisce per penalizzare le obbligazioni in valuta locale, che sarebbero una fonte di finanziamento importante per fronteggiare la crisi.
In queste aree, la ripresa è subordinata comunque a quella degli altri.

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